Trump sulla nomina del giudice della Corte Suprema: “Un grande nome”
Con la nomina del nuovo giudice della Corte Suprema, la seconda che ha l’opportunità di fare in meno di due anni di mandato, Donald Trump promette un altro successo pieno. “Credo che sarete tutti colpiti positivamente, abbiamo fatto un home run allora – ha aggiunto riferendosi alla nomina di Neil Gorsuch ed usando il termine del punteggio più alto del baseball – e faremo un home run adesso”. Trump ha annunciato che renderà noto lunedì il nome del sostituto di Anthony Kennedy, il giudice nominato da Ronald Reagan nel 1988 che grazie alle sue posizioni moderate era diventato l’ago della bilancia di una Corte sempre più polarizzata e che nelle settimane scorse ha annunciato l’intenzione di ritirarsi. Nei giorni scorsi Trump ha incontrato alcuni candidati, in tutto sette dicono dalla Casa Bianca. Nei prossimi giorni e per tutto il weekend il presidente e i suoi consiglieri lavoreranno alla decisione che potrà costituire uno dei principali successi della sua presidenza ed un vero incubo per i democratici ed i liberal americani per i prossimi decenni. La nomina del giudice della Corte Suprema – massimo organo giuridico le cui pronunce in ultima istanza hanno scritto la storia della società americana, vedi quelle con cui è stato legalizzato l’aborto ed, in anni più recenti, i matrimoni gay – è infatti a vita. Con la nomina da parte di Trump e la ratifica da parte del Senato di un giudice che farà penderà la bilancia dei voti in favore dei conservatori potrà quindi avere conseguenze per decenni. E per esempio mettere in discussione appunto il “right to choice” delle donne in materia di aborto, come stanno ripetendo i sempre più allarmati democratici che si preparano alle barricate. Anche perché il dibattito sulla conferma al Senato del nuovo giudice avverrà proprio quando entrerà nel vivo la campagna elettorale per le elezioni di mid term, durante la quale i democratici sperano di mobilitare i propri elettori in chiave anti-Trump per ottenere un successo elettorale al Congresso. Se quindi i democratici tenteranno in ogni modo di allungare i tempi della ratifica, Trump ed i repubblicani hanno invece l’obiettivo opposto di portare il risultato nel modo più veloce possibile, arrivando alla ratifica positiva al Senato entro ottobre, sfruttando la loro maggioranza risicatissima che però consente loro di forzare anche i regolamenti come è successo con Gorsuch. Questo si sta riflettendo anche sulla scelta del candidato: “Trump ha bisogno di un candidato che sia difficile da criticare in modo oggettivo”, spiega David Lat, del sito Above The Law, che è in contatto con i funzionari della Casa Bianca che stanno assistendo il presidente in questa selezione. Il ragionamento è quindi quello di togliere ai democratici argomenti per contestare candidati che hanno assunto delle posizioni controverse su argomenti delicati durante le audizioni. O durante la campagna elettorale, magari per attaccare e mettere sotto pressione senatori repubblicani eletti in stati democratici ed indipendenti, come la moderata Susan Collins del Maine. In questa ottica, la candidata più accreditata potrebbe essere Amy Coney Barrett, 46enne giudice nominata lo scorso autunno da Donald Trump alla corte d’appello del settimo circuito che ha superato in modo brillante le audizioni di conferma. Fervente cattolica, madre di sette figli, due adottati ad Haiti, Barrett renderebbe più difficile ai democratici attaccare una donna sulla questione dell’aborto. Attacchi che comunque avrebbero fondamento dal momento che la giurista – che apparirebbe vulnerabile sul fronte della poca esperienza dal momento che è nella corte d’appello da appena 8 mesi – ha detto di non ritenere le precedenti sentenze della Corte incise nella pietra, cosa che è stata interpretata come un riferimento alla storica Roe v. Wade che nel 1973 ha legalizzato l’aborto. Un altro front runner è Brett Kavanaugh, 53enne giudice della Corte d’appello del distretto di Columbia, che, come Gorsuch, non rientra nei circoli tradizionali dei giuristi conservatori. Senza contare, sempre come Gorsuch, ha in passato lavorato alla Corte Suprema proprio con il giudice Kennedy che dovrebbe sostituire. E che, nonostante in gioventù abbia lavorato con il procuratore speciale Kenneth Starr che indagava Bill Clinton, Kavanaugh ha espresso la convinzione che un presidente non dovrebbe essere oggetto di inchieste, come appunto il Russiagate. Sarebbe quindi quasi un candidato perfetto, se non fosse Kavanuagh rischia di essere esposto non solo agli attacchi democratici, ma anche alle perplessità delle destra più conservatrice che non vedono le sue posizioni su aborto e sanità troppo in linea e non gli perdonano i troppo stretti legami con la Casa Bianca di George Bush per la quale ha lavorato.