Strage del 2 agosto: la piazza come strumento di pressione sui giudici?
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
Nell’ormai consueto “minestrone”che gli organizzatori preparano annualmente per celebrare a Bologna la data della strage, il 2 agosto – nella cui capiente “ricetta” è finito un po’ di tutto -, quest’anno sarà aggiunta la “trattativa Stato-Mafia”. Cosa c’entrano i “veleni” di Palermo con la strage alla stazione è presto detto: laggiù lo Stato trattava con le organizzazioni criminali, quassù lo Stato copriva gli stragisti. Il parallelo è a dir poco bizzarro e quasi non meriterebbe menzione, se non fosse che quest’anno vede anche due, anzi, tre procedimenti aperti – il più importante, ovviamente, è il processo in corso a carico di Gilberto Cavallini – e, di conseguenza, il messaggio approntato da Paolo Bolognesi, l’ex-deputato del Pd che è presidente dell’associazione familiari delle vittime del 2 agosto, suona anche come una sorta di avvertimento: se i risultati dei processi non fossero quelli sperati, si confermerebbe la tendenza dello Stato a mascherare i responsabili della strategia della tensione. Responsabili che, per Bolognesi, sono chiaramente noti – primo tra tutti, Licio Gelli, poi Giulio Andreotti e via via elencando – e dietro a tutti i fatti torbidi della storia della Repubblica: l’identica mente dietro l’organizzazione del convegno al Parco dei Principi del ’65; dietro la bomba a Milano nel ’69; negli attentati del ’73 e del ’74 e, infine, a Bologna con la strage nel 1980. Non manca un gesto di sfida al nuovo governo, in questa impostazione: se vuole essere invitato a parlare in piazza ed essere “quasi” sicuro di non essere sonoramente fischiato dagli astanti – come sempre succede coi rappresentanti del governo da almeno vent’anni a questa parte – Giuseppe Conte dovrebbe presentarsi con l’intento di garantire l’abolizione totale del segreto di Stato sui fatti di terrorismo. Una garanzia che Bolognesi lamenta non essere stata assicurata nemmeno da Matteo Renzi e dagli altri governi che pure sosteneva come militante e deputato della Sinistra, anche perché – com’è noto – a Bolognesi stesso interessano solo “determinati segreti” e che forse nemmeno esistono, mentre di certo non vuol sentire nemmeno parlare del “lodo Moro” e di quant’altro metterebbe pesantemente in discussione la “verità processuale” radicata nelle sentenze contro Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Dunque, in un clima già pesante di rivivificazione dell’Antifascismo militante che vede coinvolte sempre più numerose personalità politiche e giornalistiche orfane di Renzi e del Pd di governo, si prepara una celebrazione della strage del 2 agosto che tenderà, più che altro, a far sentire ai giudici la “pressione della piazza”, col rischio di minarne la serenità e l’obiettività di giudizio nei confronti dell’imputato attualmente alla sbarra per il tragico evento di 38 anni or sono. Nel frattempo, Danilo Coppe, il super-perito ingaggiato dalla Corte d’Assise per elaborare, se ancora possibile, una nuova perizia sull’esplosivo usato alla stazione petroniana, ha deciso di coinvolgere nelle delicate operazioni un “pool” di studenti dell’Università di Bologna che seguono il suo corso specialistico in “chimica esplosivistica”, nella speranza, oltre che ad addivenire a un risultato più convincente, di formare sul campo e meglio chi potrebbe essere, un domani, impegnato nelle indagini antiterroristiche.