Spagna, il killer Igor agli psicologi: mi ha ordinato Dio di fare quegli omicidi
Dal carcere di Zuera a Saragozza, in Spagna, dov’è detenuto da dicembre per l’omicidio di due agenti della Guardia Civil e di un agricoltore spagnolo, Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, il killer serbo che ha seminato morte e terrore anche in Italia dove ha ucciso il barista di Budrio, Davide Fabbri e la guardia volontaria ferrarese Valerio Verri, fa sapere di aver commesso gli omicidi «perché me lo ha ordinato Dio».
Sono stati due psicologi forensi, incaricati, dal Tribunale spagnolo che lo sta giudicando, di redigere una perizia, a raccogliere, secondo il quotidiano La Comarca, le parole di Igor che, durante l’audizione, ha parlato in italiano e spagnolo ed è stato collaborativo.
E’ la terza volta che Igor incontra i due psicologi su richiesta del giudice che sta istruendo il caso. Quello che emerge, anche dalle autorità carcerarie, è che Igor continua, nella detenzione, a fare sport per mantenere integro il fisico e usa frequentemente la biblioteca consultando libri di storia e religione. Nei rari casi in cui ha incontrato altri detenuti, visto il regime di isolamento, Igor si è sempre dimostrato cordiale.
L’autore del triplice crimine di Andorra, è stato valutato dai due psicologi forensi, dal punto di vista della sua capacità intellettiva, del controllo degli impulsi, della sua capacità affettiva, e rispetto alla sua percezione e valutazione dei crimini commessi.
Fonti interne al penitenziario hanno confermato che Igor mantiene una corrispondenza scritta con due donne – una delle quali di Madrid con cui potrebbe avere una relazione amichevole e che potrebbe persino avergli mandato una foto – e con un giornalista italiano con cui si sta scrivendo.
Nonostante sia sottoposto a uno stretto controllo all’interno della cella numero 11 del modulo di isolamento, il rapporto con il resto dei prigionieri è cordiale e anche i pochi momenti in cui ha l’opportunità di interagire con altri detenuti, come un certo Rodrigo Lanza, lo fa in modo piuttosto amicale.
Lui continua a definirsi Ezechiele, come il celebre profeta del 620 avanti Cristo, e continua a coltivare la sua religiosità che, secondo La Comarca, trascende l’ossessione e che è rimasta tale e quale a quella del giorno in cui è stato arrestato e portava, con se, fra le sue poche cose, proprio la Bibbia.
Per i due psicologi forensi che lo stanno esaminando, la sua capacità di relazione sia con gli altri detenuti, sia con le persone con cui ha un regolare scambio epistolare fuori dal carcere, sta a dimostrare che il suo profilo non è quello di un “lupo solitario” come sembrava all’inizio, subito dopo l’arresto.
Secondo i due professionisti chiamati dal giudice a pronunciarsi, anche la sua attività sui social network, mentre era ancora libero e si trovava in Spagna e documentava, con diversi selfie, il suo viaggio, conferma che Igor è un delinquente comune.