Savona: «Italia fuori dall’euro? Potrebbero essere altri a deciderlo»

10 Lug 2018 17:37 - di Michele Pezza

«L’Italia non intende uscire dall’euro e intende rispettare gli impegni fiscali, ma potrebbero essere altri a decidere per noi». Più che un allarme, una constatazione. A farla, il ministro Paolo Savona sentito oggi dalla commissione Affari Ue al Senato. Un’audizione che non ha deluso quanti si attendevano parole non conformi a quelle che solitamente si ascoltano nelle sedi parlamentari. Merito (o colpa) della pregressa esperienza in Bankitalia: «Lì – ha rievocato Savona – ci hanno insegnato non a gestire l’ordinarietà, ma l’arrivo del “cigno nero“, cioè lo choc». Concetti che Savona ha già espresso in libri, riviste e convegni e che avevano incagliato la squadro del governo giallo-vede sugli scogli del Quirinale.

«Spread ancora alto anche per reddito di cittadinanza e “Fornero”»

Ma Savona resta un “irregolare”, uno non incasellabile nelle ortodossie di partito. E anche oggi non si è smentito. Basta vedere, per rendersene conto, come il ministro ha approcciato il problema dello spread, che «resta elevato» nonostante il governo abbiano ribadito fedeltà all’euro e agli impegni finanziari assunti. Come mai? Certo, per il debito pubblico, «ma – ha spiegato Savona – anche per come il governo intende realizzare il programma, soprattutto flat tax, reddito di cittadinanza e legge Fornero». Insomma, i mercati temono che la realizzazione del programma di governo faccia aumentare il debito pubblico e di questi timori, ha sottolineato il ministro «il governo, giusto o sbagliato che sia, ne deve tener conto». Morale: «Il problema non è quindi se attuare o meno le promesse ma i tempi e i modi in cui verranno attuate».

Dopo l’audizione Savona ha incontrato Draghi

Ma l’Europa rischia anche sul fronte della speculazione finanziaria. Un meccanismo che l’Italia ha conosciuto sulla propria pelle e che solo il ruolo della Bce come prestatrice di ultima istanza può scoraggiare. È quel che ha fatto Mario Draghi con il bazooka,  il Quantitative easing, cioè l’acquisto dei titoli del debito sovrano. Draghi però, che Savona ha incontrato dopo l’audizione, sta per andare via e nessuno è in grado di assicurare che chi ne prenderà il posto ne continuerà la politica. Uno scenario che Savona immagina così: «Se alla Bce non viene consentito pieno e autonomo esercizio di prestatore di ultima istanza, i mercati monetari e finanziari dell’eurozona, in particolare i debiti sovrani, restano esposti ad attacchi speculativi di diversa origine senza che essa possa agire in contrasto».

 

Commenti

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  • 10 Luglio 2018

    La sovranità e la meglio medicina per Italia!!!

  • Laura Prosperini 10 Luglio 2018

    Paolo Savone è una spanna, forse due, sopra a tutti gli altri, un mito!
    Savona for President (draguccio starebbe parato…)
    Per lo spead…sento …soros che (dopo anni di progetto in tal senso e prebende e carriere regalate a destra ed a manca…) arriva, come un usuraio ad incassare