La Luna potrebbe avere ospitato la vita 3,5 miliardi di anni fa
Sono passati esattamente 49 anni da quando Neil Armstrong mise piede sulla Luna, nel Mare della Tranquillità mentre tutto il mondo seguiva con il fiato sospeso quello storico momento. In due ore e mezza furono raccolti, da Armstrong e Buzz Aldrin, poco più di 21 chilogrammi di materiale lunare per riportarli sulla Terra ed esaminarli.
Quarantanove anni dopo, uno studio, pubblicato sulla rivista Astrobiology, e coordinato da Dirk Schulze-Makuch, astrobiologo del Zentrum fur Astronomie und Astrophysik Technische Universitat Berlin, docente alla Washington State University, e autore del celebre libro “Vita nell’Universo”, e Ian Crawford, professore di scienze planetarie e astrobiologia all’Università di Londra, afferma che la Luna potrebbe avere ospitato la vita in un lontano passato, quando circa 3,5 miliardi di anni fa il nostro satellite aveva un’attività vulcanica che liberava, in superficie, gas e vapore acqueo.
Secondo i due scienziati, queste emissioni di gas potrebbero aver creato «pozze d’acqua liquida sulla superficie della Luna e un’atmosfera abbastanza densa da mantenerla allo stato liquido per milioni di anni, precondizione per la comparsa della vita».
Ma non è solo questo a far ritenere a Dirk Schulze-Makuch e Ian Crawford che vi possa essere stata vita sulla Luna. Un altro elemento che gioca a favore della tesi di Schulze-Makuch e Crawford è la possibile esistenza sulla Luna, in passato, di un campo magnetico, in grado di schermare la superficie dal vento solare
Lo scenario più verosimile, però, conclude Schulze-Makuch, «è che la vita non sia nata sulla Luna, ma sia piovuta dal cielo a bordo di un meteorite», trovando poi condizioni adatte al suo sostentamento.
«Se sulla Luna è stata presente acqua liquida e un’atmosfera significativa per lunghi periodi di tempo, pensiamo che la sua superficie sia stata, almeno transitoriamente, abitabile», sostiene Schulze-Makuch aprendo scenari incredibili e affascinanti. Lo studio di Schulze-Makuch e Crawford si basa sui risultati delle recenti missioni spaziali e sull’analisi di campioni di roccia e suolo lunari. Come quelli raccolti 49 anni fa.