La Commissione Ue bastona Google: maxi multa da 4,3 miliardi
Ha abusato della sua posizione dominante nel sistema operativo Android per i telefoni cellulari. Per questo motivo la Commissione europea infliggerà a Google una multa record da 4,3 miliardi di euro. A riportare la notizia è stato il Financial Times, sottolineando che la multa supera in modo significativo i 2,4 miliardi che Bruxelles aveva imposto alla società lo scorso anno per aver abusato della sua posizione dominante come motore di ricerca, conferendo, secondo la Commissione, un vantaggio illegale a un altro suo prodotto, il servizio di comparazione degli acquisti.
La decisione prende in considerazione una parte fondamentale della strategia aziendale di Google negli ultimi dieci anni, mettendo fuori legge le restrizioni sul sistema operativo Android che presumibilmente imponeva il suo dominio nella ricerca online nel momento in cui i consumatori passavano dal desktop ai dispositivi mobili. Android è il sistema operativo utilizzato in oltre l’80% degli smartphone di tutto il mondo ed è vitale per le entrate future del gruppo. La Commissione ha concluso che le pratiche illegali hanno consolidato il dominio di Google nella ricerca generale, limitato la capacità dei browser mobili concorrenti di competere con il suo browser Chrome e ostacolato l’emergere di altri sistemi operativi, hanno riferito fonti informate sulla decisione.
Google, secondo le decisioni della Commissione, deve porre fine entro 90 giorni alla condotta che è stata riconosciuta come illecita, altrimenti dovrà far fronte a sanzioni fino al 5% del giro d’affari medio giornaliero di Alphabet, la sua casa madre. Il colosso di Mountain View, però, non ci sta e ha già annunciato ricorso. «Android ha creato più scelta per tutti, non meno. Un ecosistema vivo, rapida innovazione e prezzi più bassi sono le condizioni classiche per avere una robusta concorrenza. Ricorreremo in appello contro la decisione della Commissione», ha affermato un portavoce di Google, Al Verney, mentre il Ceo Sundar Pichai si è detto preoccupato che «la decisione di oggi possa alterare il delicato equilibrio che abbiamo creato per Android, e che questo rappresenti un segnale allarmante in favore dei sistemi proprietari e a svantaggio delle piattaforme aperte». «La decisione di oggi rifiuta il modello di business che supporta Android. Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e per questo abbiamo intenzione di fare appello», ha ribadito.