Inchiesta stadio di Roma, domiciliari anche a 4 manager del gruppo Parnasi

25 Lug 2018 13:52 - di Redazione

Dopo Luca Parnasi, passato dal carcere ai domiciliari cinque giorni fa, tocca ora ad altri quattro manager (Gianluca Talone, Simone Contasta, Giulio Mangosi e Nabor Zaffiri) del gruppo imprenditoriale coinvolto nell’inchiesta avviata dalla Procura capitolina sulle trattative per la realizzazione del nuovo stadio di Roma beneficiare delle attenuazioni della misura cautelare. Sta quindi funzionando, almeno in questa fase dell’indagine, la strategia difensiva messa a punto dai legali del costruttore romano di cui resta traccia nel lungo interrogatorio di garanzia sostenuto da Parnasi.

Talone, Contasta, Mangosi e  Zaffiri lasciano il carcere

Davanti ai magistrati Paolo Ielo e Barbara Zuin Parnasi ammise di aver  «pagato» profumatamente tutti i partiti politici, ma di non averli cercati. Era vero semmai il contrario, fece mettere a verbale Parnasi. Erano, cioè, «i politici a cercarti per essere finanziati, e se non lo fai sei fuori dai giri che contano». Un vittima, insomma, e non un grassatore. Ma anche sui soldi versati a diversi esponenti politici di tutti gli schieramenti, Parnasi ha tenuto a chiarire che nulla d’illecito è stato commesso: «Tutti i soldi versati sono frutto di pagamenti regolarmente registrati e messi a bilancio». L’unico finanziamento in nero, sempre secondo il racconto dell’imprenditore,  riguarderebbe un esponente forzista del Campidoglio.

Parnasi era stato scarcerato 5 giorni fa

Una versione che riletta oggi alla luce della concessione degli arresti domiciliari sembra aver convinto, almeno in parte i pm. Tuttavia, il faro degli inquirenti su queste nazioni di denaro è rimasto sempre acceso. Secondo la ricostruzione derivante dall’incrocio degli elementi in possesso dei magistrati e le ammissioni del costruttore, in totale Parnasi avrebbe investito nell’ultima campagna elettorale oltre 300 mila euro, considerando i 150 mila dati alla fondazione Eyu per una consulenza e 100mila euro alla Lega. Altri 6mila euro sarebbero stati spesi per cene e campagne per altri politici locali.

 

 

 

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