Il governo vara misure di contrasto al precariato. Di Maio: attenti ai dati-fake

2 Lug 2018 15:16 - di Redazione

Limitare i casi di ricorsi ai contratti a termine attraverso l’introduzione di misure che diano al datore di lavoro l’onere di dimostrare la cause che hanno condotto alla volontà di utilizzare questo strumento al posto di una diversa tipologia contrattuale. È questa la finalità delle misure di contrasto al precariato, previste dal cosiddetto decreto-Dignità. Misure, si legge nella bozza del provvedimento, volte a “limitare con maggiore efficacia l’utilizzo indiscriminato dei contratti a termine, oggi sempre più ricorrenti e spesso non corrispondenti ad una reale necessità da parte del datore di lavoro”. L’articolo 1 del decreto prevede che, fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata comunque non superiore a 12 mesi di lavoro in assenza di specifiche necessità, l’eventuale rinnovo dello stesso sarà possibile esclusivamente a fronte di esigenze: temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività del datore di lavoro, nonché sostitutive; connesse ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria; relative a lavorazioni e a picchi di attività stagionali, individuati con decreto del Ministero del Lavoro delle politiche Sociali. In presenza di una di queste condizioni già a partire dal primo contratto sarà possibile apporre un termine comunque non superiore a 36 mesi.

Di Maio: basta festeggiare i dati, è record precariato

Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, al termine di un incontro al dicastero di via Veneto, ha detto: “Dobbiamo chiudere l’epoca in cui il contratto a termine viene utilizzato solo per fare aumentare l’indice Istat dell’occupazione”. Oggi, rileva, “si usa contratto a 2 giorni per celebrare record dell’occupazione. Poi andateglielo a dire alle famiglie italiane che l’occupazione è aumentata: vedrete come vi rispondono”, sottolinea il ministro. E Di Maio approfitta per sfogarsi: ”È tutto un celebrare di record di occupazione. Smettiamola di chiamarla occupazione. È un record di precariato”. Così Di Maio commenta i dati Istat. ”Se vogliamo celebrare il lavoro deve essere il lavoro stabile, deve permettere alle persone di farsi una famiglia. Oggi in decreto Dignità – sottolinea – iniziamo a smantellare quella parte di jobs act che ha creato precarietà in Italia. È solo l’inizio, spero che il Parlamento ci metta mano in mondo più solido e più forte”. I dati Istat, aggiunge il ministro, ”rilevano i contratti” che ci sono: ”Se poi vogliamo parlare di ore di lavoro che mancano all’appello, di precarietà, insicurezza futuro, antidepressivi di cui aumenta il consumo in Italia proprio perché l’incertezza aumenta sempre di più, forse quel dato sull’occupazione magari non lo dovremmo più celebrare come in passato: è così che quelli di prima hanno perso. Dicendo alla gente che doveva essere contenta perché l’indice stava salendo. Invece – aggiunge – sale l’indice di precarietà. Mi pare che da quei dati sì testimonia un record di contratti a tempo” Il decreto Dignità, aggiunge, ”è solo un primo passo: oggi interveniamo sui contratti a tempo determinato e su quello a tutele crescenti. So benissimo che il nostro intervento non potrà prescindere dall’abbassamento del costo del lavoro. Dobbiamo ridurre costo del Lavoro e questo in legge di bilancio ci sarà”. L’obiettivo, rileva, ”passa anche per rapporto con imprese che devono smettere di spendere soldi in burocrazia così più risorse per valore da creare in economia e dipendenti”.

Forza Italia critica duramente Di Maio

Critica Forza Italia: “I nuovi dati Istat sul numero di occupati a tempo determinato – oltre 3 milioni, nuovo record – dimostrano quanto sia insensato il proposito del governo e in particolare del vicepremier Luigi Di Maio di penalizzare con aggravi burocratici e costi contributivi le aziende che intendono rinnovare contratti a termine per i loro dipendenti. Ci si illude che, così facendo, le aziende assumerebbero di più a tempo indeterminato”. Lo afferma in una nota Mara Carfagna, vice presidente della Camera e deputato di Forza Italia. “È vero il contrario: a causa di una scelta tutta ideologica e propagandistica di un M5S a corto di idee concrete, molte delle imprese italiane che a fatica stanno risalendo la china dopo la crisi e i sacrifici che hanno subito, rinuncerebbero ad assumere e l’Italia perderebbe migliaia di occupati. Di Maio lo chiama precariato, ma il precariato si combatte abbassando le tasse sui contratti a tempo indeterminato, per renderli convenienti, non aumentando i costi su quello a termine. Forse il capo politico del M5S preferisce la disoccupazione al lavoro, in modo da illudere qualcuno che si possa vivere di solo reddito di cittadinanza. Di Maio si fermi ed eviti all’economia italiana un provvedimento dannoso e punitivo per chi assume”, conclude Carfagna. Sulla vicenda interviene anche Renato Brunetta con una nota particolarmente polemica: “Dopo mesi di tambureggianti promesse dei due leader di maggioranza, oggi vicepremier, sull’abolizione del redditometro, dello spesometro e dello split payment, le bozze del decreto dignità che circolano nel pre-consiglio dei ministri sono talmente sconcertanti che non possono essere vere”. Lo afferma il deputato di Forza Italia. “Il redditometro – sottolinea l’esponente azzurro – non viene abolito, viene solo prevista la necessità di un nuovo decreto tecnico di attuazione, sentita l’Istat e le associazioni dei consumatori, per gli accertamenti relativi ai periodi di imposta dal 2016 in avanti, ferma restando per il resto la disciplina vigente”. “Lo spesometro non viene abolito, viene solo prevista la proroga al 29 febbraio 2019 dei termini per la presentazione di quello relativo al terzo trimestre 2018. Lo split payment viene abolito solo per i professionisti, mentre viene lasciato tal quale lo hanno trovato per tutte le altre imprese. “Se dovesse davvero uscire questo dal cdm di questa sera, saremmo di fronte a qualcosa di semplicemente incommentabile nel rapporto tra parole e fatti”, conclude Brunetta.

Commenti

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  • Laura Prosperini 2 Luglio 2018

    povera fi…
    non ha proprio capito che aria tira…