Il fascismo immaginario e visionario del comasco Giuseppe Terragni (video)
Il padre del Razionalismo italiano, o almeno uno dei padri fondatori, Giuseppe Terragni, morì a soli 39 anni in conseguenza della Seconda Guerra Mondiale, ma nella sua breve vita ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’architettura e dell’arte italiana. È uno dei pochi architetti fascisti che non è stato completamente dimenticato o rimosso dalla coscienza di questo Paese, in quanto le sue opere ancora oggi parlano per lui, levano la loro voce silenziosa, superando tutte le faziosità politiche e partitiche. A Terragni sono continuamente dedicate mostre, saggi, rivisitazioni, e schiere di studenti si formano sul suo progetto visionario e rivoluzionario. Terragni era comasco, e la sua città conserva molte delle sue principali realizzazioni, come la Casa del Fascio. Per Terragni l’architettura doveva essere semplicemente l’espressione di un popolo. Il padre Michele lavorava nel campo dell’edilizia, e la famiglia si trasferì da Meda, dove Giuseppe era nato nel 1904, a Como, per consentirgli di svolgere gli studi. Nel 1926 Terragni si laurea presso la Scuola superiore di Architettura al Politecnico di Milano, firmando in quello stesso anno, insieme al cosiddetto Gruppo dei 7, il manifesto del razionalismo italiano, che negli anni successivi diverrà il Miar, il Movimento Italiano di Architettura Razionale. Aderisce all’astrattismo e nel 1933 fonda insieme con altri architetti la rivista Quadrante. La sua carriera si svolge in questi dieci anni, prima dell’inizio del conflitto mondiale, al quale parteciperà e tornerà provato ed esaurito fisicamente, tanto che il 19 luglio 1943 non supererà una trombosi improvvisa.
Terragni profeta del fascismo sociale e proletario
Nonostante i tentativi postumi di appropriarsi dell’arte e del genio di Terragni, egli fu sempre un convinto fascista che traspose nella sua opera le sue solide convinzioni politiche e sociali. Bruno Zevi scrisse che Terragni era untegralmente fascista, ma che il fascismo in cui lui credeva era immaginario. Probabilmente è così, ma è certo che Terragni si abbeverò ai movimenti modernisti provenienti dall’estero, soprattutto dalla Germania, dove si recò diverse volte. Terrgani aveva aperto a Como uno studio con il fratello Attilio, ingegnere, e si era dedicato all’urbanistica delle sua città, realizzando ad esempio il Novocomum, edificio talmente all’avanguardia che all’inizio fu anche contestato. Dopo diverse realizzazioni, come il monumento ai Caduti ad Erba, nel 1932 Terragni costruì la Casa del Fascio di Como, considerato da molti il suo capolavoro. Nel 1936 realizzò l’Asilo Sant’Elia, nei quartieri operai di Como e non nei quartieri bene, teso – come disse lui stesso – a liberare la donna dalla sudditanza dei lavoro domestici e a dare ai bambini uno spazio luminoso, sano, opera perfettamente inserita nel moderno programma sociale del fascismo. La sua opera si è sviluppata maggiormente in Brianza e a Milano, oltre ad aver partecipato a diversi concorsi, come quello per il Palazzo Littorio e per il Palazzo dei Congressi all’Eur insieme ad altri colleghi. Su Giuseppe Terragni sono stati scritti libri, monografie, saggi, articoli e le sue idee vengono considerate oggi come il superamento del razionalismo.
(Video La Casa del Fascio di Giuseppe Terragni, scritto, montato e diretto da Nicolangelo Gelormini)