Flat tax, da Tria nessuna certezza sui tempi: «Partirà dai ceti medio-bassi»

3 Lug 2018 15:26 - di Valerio Falerni

Adelante con jucio. È la prudenza la stella polare del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Non c’era bisogno di indovini per prevederlo, ma la conferma è arrivata dalla sua prima audizione davanti ai parlamentari delle commissioni Bilancio di Camera e Senato riuniti a Montecitorio. Ufficialmente nulla, a partire dalla flat tax, «si rinvia» («la questione non è se farla ma come farla valutando un cronoprogramma per un’applicazione progressiva») ma nessuna certezza sui tempi. Si sa, invece, che una volta varata partirà dai «ceti medio e bassi». Il vero obiettivo di Tria è la messa in sicurezza dei conti pubblici: «Gli obiettivi di medio termine – avverte – dovranno un po’ slittare, perché dobbiamo portare a termine il contratto di governo e perché non è il momento di fare manovre troppo “pesanti” e “restrittive” visto il previsto rallentamento della crescita. L’impegno – aggiunge – è ridurre progressivamente la pressione fiscale».

Tria: «Task force su fisco, welfare e investimenti»

La sua scommessa, invece, è strappare condizioni più favorevoli a Bruxelles su tutto ciò che concerne il rientro dal deficit. Tria, che ha annunciato tre task force «fisco, welfare e investimenti pubblici», non vuol sentir parlare di patrimoniale («non ci saranno anche perché non sono d’accordo») ed esclude manovre d’aggiustamento: «Abbiamo avviato un dialogo con la Commissione europea – ricorda in proposito il ministro – nell’intento di fissare un obiettivo di deficit più coerente con l’obiettivo del governo di favorire crescita e occupazione. Il governo – aggiunge – si applicherà per ottenere dalle autorità europee e da questo Parlamento lo spazio necessario per attuare i punti del governo».

Ridurre il debito pubblico è obiettivo prioritario

Tria ha comunque evidenziato continuità con i suo predecessori in materia di debito pubblico ribadendo che la sua «riduzione» unita alla «garanzia che non sarà nessuna inversione di tendenza dal percorso di aggiustamento strutturale» sono necessari «per mantenere e rafforzare la fiducia degli investitori nell’economia italiana». Infine, una riflessione sui riflessi del Quantitative easing di Mario Draghi sulla nostra economia: «Il Qe – è la sua conclusione- non è stato usato per il debito ma è andato a coprire ulteriore spesa corrente».

 

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