«Era tutto per me, prima di morire mi ha detto: ho avuto una vita meravigliosa»
«Senza di lui sono spezzato. Siamo sempre stati insieme, dall’infanzia ad oggi. Lui era tutto per me. Un fratello, il mio migliore amico, il mio confidente. Il mio alter ego nel lavoro. E’ stato il mio passato, il mio presente e sarà il mio futuro». Enrico Vanzina, ricorda cosi al funerale di suo fratello Carlo, il regista morto domenica scorsa accanto al quale ha passato tutta la sua vita.
«Carlo è stato amato tanto dal pubblico. E questa è la sua rivincita verso tutti quelli che hanno considerato il suo cinema minore», si toglie qualche sasso dalla scarpa Enrico Vanzina al termine della cerimonia funebre che ha portato centinata di persone, estimatori e fan del regista, amici, colleghi, semplici sconosciuti, a riempire la Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, da Paolo Sorrentino a Carlo Verdone, da Gigi Proietti a Vincenzo Salemme, da Massimo Boldi a Paolo Ruffino, Andrea Occhipinti, Diego Abatantuono, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Silvio Berlusconi, Giuseppe Marra, Gianni Letta, Virman Cusenza, Pierferdinando Casini, Giovanni Malagò, Christian De Sica, Serena Autieri e tanti altri.
Il suo mondo era tutto lì, oltre alla moglie, alle figlie e ad altri parenti.
«Nel privato è stato un marito e un padre meraviglioso – rivela Enrico Vanzina – Innate la sua leggerezza e sapienza. Era spiritoso. Era timido, di quelli che si mettono sempre un passo indietro. Era ottimista, affettuoso, generoso senza aspettarsi riconoscenza, perché non tutti quelli che ricevono sanno dire grazie. Era credente».
«Nel lavoro – sottolinea ancora Enrico Vanzina – era infaticabile, un formidabile regista, il più bravo di tutti, anche per la semplicità con cui sapeva affrontare i problemi. Mai invidioso. Si rallegrava del successo degli altri. Mai presuntuoso, mai volgare. E come hanno detto di nostro padre Steno, era davvero un gran signore. Io, da fratello maggiore, ho provato a proteggerlo, ma non ci sono riuscito».
«Qualche giorno prima di morire – ha svelato Enrico – mi ha detto, facendomi una carezza sulla testa, “Stai tranquillo, io ho avuto una vita meravigliosa».