Di Maio: «Nessun piano B sull’euro, ma non so se altri vogliono cacciarci»
Non è nei piani del governo l’uscita dall’euro, quel “piano B” del quale si è iniziato a discutere dopo che il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, ha parlato del fatto che «l’Italia ha la necessità di essere pronta a tutto» nel caso dovesse verificarsi qualche evento imprevisto, un «cigno nero», e fossero «altri a decidere per noi». A sgombrare il campo dalle interpretazioni sull’esistenza di un disegno per l’abbandono della moneta unica è stato il ministro del Lavoro e vicepremier, Luigi Di Maio. «Il governo non sta lavorando a un piano per l’uscita dall’euro. Non possiamo immaginarlo», ha detto Di Maio, precisando che «se altri ci vogliono cacciare non lo so, ma non c’è la volontà nostra».
Parole definite «importanti» dall’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha sottolineato come il chiarimento di Di Maio vada «in direzione opposta» a quella che è stata attribuita a Savona. «Il fatto che ci sia un “cigno nero”, come dice Savona, cioè un evento imprevedibile e grave, non implica che si debba pensare come risposta un’uscita dall’euro. Questa è una situazione che non è sostenibile», ha detto Padoan ai microfoni di Radio Anch’io. «Se un ministro di un governo dice che sta pensando a un piano B e che questo implica l’uscita dall’euro, questa è una affermazione che viene vagliata con molta attenzione, dai mercati in primo luogo», ha aggiunto Padoan, parlando proprio delle «preoccupazioni» dei mercati. «Ci sono delle analisi del rischio Italia – ha aggiunto – che mostrano che nei mercati esiste il “rischio di ridenominazione”, ossia sui mercati si sconta una possibile situazione in cui l’Italia sia costretta a uscire dall’euro con l’introduzione di una nuova lira. E – ha concluso – le parole di Di Maio sono importanti perché vanno in direzione opposta».
Sul tema è intervenuta anche Unimpresa, che ha sottolineato che «la casa dell’Italia è l’Europa e l’euro un pilastro sul quale l’economia italiana deve continuare a poggiare: non può esistere un piano B e non può esistere una fuga dall’eurozona del nostro Paese». «Tuttavia – ha avvertito il presidente Claudio Pucci – bisogna fare molto per cambiare le regole del gioco». «La moneta unica, e più in generale l’intero impianto economico dell’Unione europea, va profondamente ripensato – ha sottolineato il numero uno di Unimpresa – e in questo senso ha ragione il ministro Paolo Savona, quando di fatto auspica che l’Italia si faccia promotrice di un professo». «In questa fase – ha concluso – guardiamo con interesse all’equilibrio del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che parla dell’importanza di combattere la povertà e di trovare misure per rilanciare le imprese, ma sempre con grande attenzione ai conti pubblici».