Cuba, la nuova Costituzione cancella il comunismo e apre alle nozze gay
Comunismo addio. Cuba fa i conti con la storia e cancella dalla Costituzione il riferimento ideologico che per quasi 60 anni l’ha resa una sorta di rara avis nel pur variopinto panorama politico latino-americano. Nata come risposta nazionale al corrotto regime di Fulgencio Batista, completamente asservito alle multinazionali americane, la rivoluzione dei barbudos guidata da Fidel Castro fu rapidamente costretta dagli eventi internazionali a cambiare pelle fino ad assurgere a laboratorio di quello che fu poi definito «comunismo caraibico».
La Costituzione sarà sottoposta a referendum
Una variante geografica che non le ha tuttavia impedito di fallire clamorosamente come tutte le altre cosiddette democrazie popolari dell’Europa dell’Est. Un fallimento che il regime cubano ammette solo a mezza bocca, tanto è vero che la cancellazione del riferimento al comunismo dalla bozza della Costituzione approvata dall’Assemblea Nazionale del Potere Popolare e che sarà oggetto di un referendum tra il 13 agosto e il 15 novembre, è compensata dal mantenimento del Partito Comunista come unica formazione politica legale di Cuba. Ma novità rilevanti non mancano, a cominciare dalle aperture al concetto di proprietà privata e ai riferimenti agli investimenti stranieri definiti «importanti per la crescita economica».
A Cuba la proprietà privata non sarà più un «furto»
Una sorta di “cicatrice” a memento delle sofferenze patite da Cuba per via del lungo embargo Usa. In più, si fissa a dieci anni il periodo in cui il presidente potrà restare in carica. Una norma che avrebbe fatto sobbalzare dalla sedia Fidel Castro, che il lìder maximo lo ha fatto praticamente a vita. Viene inoltre reintrodotta (c’era fino al 1976) la carica di primo ministro e sancita la separazione tra i ruoli del presidente della repubblica e del capo del consiglio di Stato. L’ultima novità riguarda la definizione del matrimonio, che perde il riferimento specifico all’unione tra un uomo e una donna. Un’autostrada per chi ora vorrà introdurre anche nell’ex-paradiso comunista caraibico nozze e adozioni gay.