Tumori, due “marker” predicono l’efficacia della chemio per il seno

18 Giu 2018 13:12 - di Redazione

Potrebbe essere sufficiente fare un paio di frazioni per sapere in anticipo se la chemio contro il cancro al seno sarà efficace oppure no: l’operazione da fare è calcolare il rapporto fra alcune cellule del sangue (neutrofili o piastrine) e i linfociti, soldati del sistema immunitario. È la prospettiva che si apre grazie a uno studio condotto all’Istituto nazionale tumori (Int) di Milano, che ha permesso di identificare «per la prima volta» due nuovi «potenziali biomarcatori predittivi di sopravvivenza libera da progressione per i trattamenti chemioterapici convenzionali a base di platino nel carcinoma mammario triplo-negativo». Il lavoro, durato 10 anni, è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Quello al seno triplo-negativo – sottolineano gli esperti dell’Irccs – è al momento la forma più aggressiva di tumore maligno della mammella; rappresenta il 10-20 per cento dei casi di metastasi nel carcinoma mammario, ed è caratterizzato dalla mancanza di bersagli terapeutici e da un’elevata mortalità. Gli studi prospettici più recenti dimostrano una sopravvivenza libera da progressione mediana e una sopravvivenza globale che non superano, rispettivamente, i 6 mesi e i 12-18 mesi.

Per continuare a leggere l'articolo sostienici oppure accedi