Scuola o “far west”? Anche a Bari docenti aggrediti da genitori

20 Giu 2018 16:37 - di Marzio Dalla Casta

Tu mi bocci, io ti insulto e mio padre (o mia madre) ti picchia. Non si contano oramai gli episodi che hanno trasformato la scuola italiana in una sorta di far west per adolescenti. L’ultimo in ordine di tempo vede protagonista, suo malgrado, il liceo scientifico Salvemini di Bari dove l’anno scolastico si è concluso con 24 alunni bocciati nelle 13 classi di prima, con una media sul totale degli iscritti pari al 3 per cento. Si tratta di ragazzi che hanno collezionato sin dal primo quadrimestre insufficienze in tutto lo scibile umano che si può insegnare in liceo scientifico: dalla matematica alla fisica passando per scienze e latino.

Insultati i professori del liceo scientifico “G. Salvemini”

Insomma, a giudizio dei loro professori che per nove lunghi mesi li hanno tenuti d’occhio, hanno dimostrato di non possedere il bagaglio di competenze adeguato ad affrontare questo indirizzo di studi. In altri tempi, quando nella scuola ancora vigeva il pericolosissimo (e perciò fascista) principio di autorità, genitori che oggi definiremmo privi di ogni sensibilità avrebbero certamente risolto la questione con una vigorosa tirata d’orecchi ai reprobi. Ma poiché quell’epoca è passata, gli studenti che non studiano trovano in mamma e papà i loro più convinti difensori. A tal punto che dopo aver ricoperto d’insulti i professori sono corsi davanti al Tar della Puglia. In nome della trasparenza, ovviamente.

Gli studenti bocciati ricorrono al Tar

Già, perché ora saranno i legali all’uopo arruolati a dover dire la loro sulla congruità dei voti assegnati e ad esaminare compiti in classe, verbali delle riunioni della scuola e persino la coerenza dei programmi didattici. Il sospetto è quello di sempre: docenti mossi dall’antipatia e non dalla volontà di dare una bella raddrizzata a chi di libri e quaderni non ne vuol sapere. Insomma, la solita ingiustizia. Tutt’altra versione diffonde, invece, la preside Tina Geomundo che in una lettera aperta postata sul sito del liceo difende il lavoro dei suoi docenti con parole che in tanti dovrebbero meditare: «I genitori, messi più volte al corrente di lacune e difficoltà, hanno preferito agli imperativi posti dalla responsabilità educativa, l’esercizio emotivo di aggressivi difensori delle aspirazioni dei figli». Parole che fotografano fedelmente la crisi italiana. Valgono più di un programma politico.

 

 

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