“Puigdemont va estradato in Spagna”. Via libera della procura tedesca

1 Giu 2018 14:16 - di Redazione

I procuratori dello stato tedesco dello Schleswig-Holstein hanno inoltrato una richiesta formale di estradizione in Spagna per l’ex presidente catalano Carles Puigdemont, con l’accusa di ribellione e appropriazione indebita di fondi pubblici. L’ultima parola spetta al tribunale competente dello Schleswig-Holstein, nel nord della Germania, che finora si è mostrato molto scettico sulla validità dei capi d’imputazione nell’ordinamento giuridico tedesco. Puigdemont, arrestato a fine marzo nel nord della Germania, dopo il rilascio si è stabilito a Berlino.

Torra è il successore di Puigdemont

La magistratura spagnola si era già rivolta allo stesso tribunale nel nord della Germania, il 9 maggio scorso, per chiedere l’ingresso in prigione di Puigdemont, fuggito in Germania dopo la proclamazione dell’indipendenza catalana, richiesta che è già stata bocciata dalla corte. Il nuovo presidente della Catalogna Quim Torra ha assunto formalmente l’incarico il 17 maggio scorso in una cerimonia a Barcellona che ha voluto “breve e sobria”, durata circa 5 minuti, nella quale ha promesso fedeltà “al popolo catalano” non al re di Spagna e alla costituzione spagnola. La stessa formula era stata usata due anni fa dal suo predecessore. Il governo di Madrid non era rappresentato alla cerimonia, senza invitati, cui hanno assistito familiari e collaboratori di Torra e il presidente del Parlament catalano Roger Torrent.

Che cosa rischia Puigdemont

L’articolo 472 del codice penale spagnolo prevede una condanna fino a 25 anni per chi compie il reato di ribellione e dichiara “l’indipendenza di una parte del territorio nazionale”. I giudici spagnoli accusano il leader catalano di aver organizzato il referendum sull’indipendenza a ottobre dell’anno scorso nonostante il divieto imposto da Madrid e “i gravi rischi di violenze”. Puigdemont e gli ex membri del suo Govern sono anche incriminati per presunta ‘malversazione di danaro pubblico’, accusati di avere usato fondi pubblici per l’organizzazione del referendum di indipendenza del 1 ottobre. Llarena ha considerato “l’attacco allo Stato” di una “gravità senza precedenti all’interno di una democrazia.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *