Melania contro Donald per la politica sull’immigrazione? Fake montata ad arte
Un caso montato ad arte quello che vorrebbe Donald Trump inchiodato alla sua immagine di poliziotto cattivo dalla stessa moglie, la first lady Melania, additata dai media come il “poliziotto buono” che sulla spinosa questione immigrazione viene tirata per la giacchetta dai benpensanti politically correct: quelli che, in nome del semplice principio che invoca il demonizzare il presidente a tutti i costi, non si fanno scrupolo di mettere contro moglie e marito, opinione pubblica e ragione di Stato.
Melania contro Donald per i migranti?
E così, giù a screditare l’operato presidenziale, l’immagine e i post social della coppia: tutto finalizzato a imporre universalmente l’idea di un dissidio matrimoniale alimentatosi in nome della politica sull’immigrazione e resocontato – a detta dei detrattori dell’inquilino della Casa Bianca – a suon di sguardi di fuoco, di silenzi rumorosi e di mancate passeggiate mano nella mano dei coniugi Trump. La first lady, riportano ancora oggi i media d’oltreoceano, «scende in campo contro la linea dura sui migranti voluta dal marito Donald Trump, che prevede di separare genitori e bambini che entrano illegalmente nel paese». E ancora: Melania «odia vedere bambini separati dalle loro famiglie e spera che entrambi gli schieramenti possano alla fine unirsi per ottenere una riforma migratoria di successo», ha dichiarato alla Cnn la sua portavoce Stephanie Grisham. Insomma un battage propagandistico anti-presidenziale rimarcato a suon di annunci e smentite, di post e dichiarazioni, riferite e strumentalizzate ad arte. Niente di più falso: a partire dal presupposto di base che motiverebbe le accuse delle Aule della politica e di quelle dei tribunali, come pure gli improperi della piazza, fino a giustificare il disaccordo matrimoniale che minerebbe l’unione dei coniugi Trump. Il presidente Usa, infatti, non ha mai parlato o dato disposizioni apposite per separare genitori e bambini.
Una fake montata ad arte e strumentalizzata a dovere
La politica di “tolleranza zero” messa in capo da Trump, intesa a scoraggiare gli immigrati clandestini, non ha mai avanzato o istituzionalizzato l’ipotesi della separazione dei bambini dai loro genitori, e proprio la dichiarazione della first lady riportata in queste ore dalla sua portavoce, che invoca a chiare lettere la convinzione a dover essere «un paese che segue tutte le leggi, ma anche un paese che governa con cuore», lo testimonierebbe una volta di più. Quello che il provvedimento Trump si limiterebbe a sostenere, allora, è il fermo di tutti i migranti che tentano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. Ma l’Onu e la stampa d’oltreoceano non ne sembrano ancora convinti: e così la macchina del fango messa in moto contro il presidente avanza a ritmo sostenuto a suon di dichiarazioni («Pensare che uno Stato possa cercare di dissuadere i genitori infliggendo tali abusi ai bambini è inaccettabile» ha detto Zeid Ra’ad Al Hussein, aprendo una sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra) e di reportage. Come quello realizzato da Houston, dove però i cronisti del Guardian – uno su tutti – che hanno avuto accesso alla struttura, in una sorta di tour – autorizzato dall’US Border Patrol – non hanno avuto la possibilità di parlare con i migranti o scattare foto, annullando allarmismi e di fatto non confermando annunci di detenzioni disumane che, a quanto sembra, nessuno ha ancora fotografato…