Marchionne: i dazi di Trump non sono la fine del mondo, è solo riequilibrio
La questione dei dazi e dei contingentamenti è stata utilizzata dalle sinistre internazionali per criminalizzare Donald Trump, ma in realtà la questione è legata all’eccessiva liberalizzazione delle merci che ha creato molti problemi, in primo luogo all’Italia. E c’è qualcuno di buonsenso che se ne rende conto: i dazi imposti da Trump ”non sono la fine del mondo, è un problema da gestire”. Così l’ad di FCA Sergio Marchionne, a margine di un evento a Roma, sulle tariffe imposte dall’Amministrazione Usa. ”È tutto gestibile. Il fatto che si sia scatenato il pandemonio a livello internazionale non è una cosa positiva, dobbiamo avere chiarezza sulle cose da fare”, aggiunge. Il numero uno della Fiat ha continuato: “Io capisco la posizione di Trump, politicamente la capisco. Credo che bisogna correggere delle anomalie negli scambi commerciali a livello internazionale. E lui ha una forza straordinariamente diretta nel cercare di correggerli, è immediato”, ha aggiunto Marchionne, a margine di un evento a Roma, sui dazi americani. “L’obiettivo alla fine sarà un altro: credo che ci sarà una base su cui ristabilire un equilibrio diverso da quello di adesso”, aggiunge. ”L’Italia, come membro della comunità europea, e la Francia, in particolare, verso gli Usa hanno un flusso di vetture completamente diverso dalla Germania”, rileva ancora Marchionne parlando a margine della presentazione della Jeep Wrangler all’Arma dei Carabinieri. ”Parlare di Europa in un senso collettivo è sbagliato” osserva ricordando che la Germania è il Paese che ha ”maggiormente beneficiato degli scambi”. Dunque “bisogna stare molto attenti a vedere che tipo di accordi verranno stabiliti tra gli Stati Uniti e i Paesi europei” sottolinea l’ad di Fca. ”Abbiamo un rapporto esplicito e aperto con la Casa Bianca e da un anno e mezzo stiamo lavorando” ricorda Marchionne. “Il discorso su come andrà a a finire la questione dei dazi è sul tavolo” e ”bisogna stare attenti a non esagerare nelle risposte”: gli Stati Uniti, conclude, “sono un grande paese e un grande mercato che vende 18 milioni di macchine all’anno”. In precedenza anche Luigi Di Maio si era espresso in termini rassicuranti sui dazi: “Non sono per l’isolamento dell’Italia. Ma con un sistema produttivo così particolare, dei prodotti così unici non dobbiamo avere paura di affrontare il tema dei dazi per proteggerci e questo non vuol dire isolarsi”. Così il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro all’assemblea di Confartigianato. In realtà l’Italia è abbastanza al sicuro: chi avrà mai il coraggio di imporre barriere doganali ai prodotti di un Paese con 60 milioni di consumatori? Se loro non faranno entrare le nostre auto e il nostro Made in Italy, noi non faremo entrare Ford, Opel, Volkswagen, Audi, Bmw. Peugeot e Mercedes in Italia… Ma in compenso i prodotti cinesi pericolosi non entreranno più con tanta facilità.