L’Ugl al governo: «Per dare un futuro ai giovani, smatellare il Jobs Act»
«I giovani italiani sono vittime di un sistema occupazionale che in Italia da anni è bloccato: anziché spingerli verso il lavoro e la formazione, li mortifica scoraggiandoli nella ricerca di un impiego». Così il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, commentando i dati di Eurostat da cui emerge che fra i ragazzi italiani di età compresa tra i 18 e i 24 anni la percentuale di quanti non lavorano e non studiano è ampiamente superiore alla media europea, assegnando al nostro Paese il triste primato dei “Neet” (acronimo inglese della definizione «Not (engaged) in education, employment or training»).
«È un vergognoso primato tutto italiano quello del 25,7% di ragazzi, tra i 18 e i 24 anni, che rimangono a casa, soprattutto se si pensa alla media europea del 14,3%», ha aggiunto Capone, per il quale «bisogna oggi, più che mai, ripartire dalle politiche occupazionali volte a tutelare i giovani e, soprattutto, le fasce a rischio: quelle escluse dalla contrattazione nazionale e che sopravvivono grazie a lavoretti sottopagati privi di diritti».
«Il governo – è stato dunque l’appello del leader della Ugl – smantelli il Jobs Act, il quale non ha fatto altro che aumentare i contratti a tempo determinato, rendendo precario e inaccessibile il mondo del lavoro. Ridiamo speranza e dignità al futuro dei nostri ragazzi».
Bisogna distruggere questa repubblica asservita al sistema bancario internazionale ( vedasi assoluzione funzionari del tesoro responsabili miliardi rimborsati a banche per i derivati di cui non conoscevano le clausole insidiose) che umilia i nostri ragazzi ultrapreparati e costretti ad espatriare o costretti a stage umilianti e sottopagati e senza assunzione di ruolo.