L’egiziano espulso inneggiava alla strage di Berlino: “Che bella festa”
Inneggiava all’attentatore di Berlino, Anis Amri, l’egiziano rimpatriato con un volo in partenza dall’aeroporto di Palermo e diretto a Il Cairo. Mohamed Mohamed Rao, detenuto nella casa circondariale di Trapani, commenta con i compagni di cella l’attentato del 19 dicembre del 2016, quando Anis Amri ha investito le persone che affollavano le bancarelle di un mercatino di Natale a Berlino. L’egiziano parla del ragazzo della “festa della Germania”, che è morto perché gli hanno sparato ma che “ha fatto bene a fare quello che ha fatto, perché lui è una vittima”. Anche in occasione dell’attentato a Londra l’egiziano esulta. Mentre ride, commenta che l’attentatore è riuscito a uccidere solamente una persona e poi aggiunge “C’è stata una bella festa”. Il dito è puntato contro i media occidentali che non hanno avuto rispetto per l’attentatore mostrando il suo corpo privo di vita con il viso scoperto, contrariamente alle vittime inglesi, di cui sono state mandate in onda solo le pietose immagini dei corpi coperti. “È solo uno dei casi in cui il drappello di detenuti manifesta insofferenza nei confronti degli organi d’informazione occidentali – dicono adesso gli investigatori -, a loro dire colpevoli di non dare il giusto rilievo alle morti che si verificano in Iraq e in Siria per raccontare, invece, con il massimo risalto possibile, quanto avviene in occasione del compimento in Europa di attentati terroristici di matrice islamica”. L’egiziano è stato rimpatriato lunedì, con un volo in partenza dall’aeroporto di Palermo e diretto a Il Cairo. L’egiziano, 32 anni, stava scontando la sua condanna definitiva nel carcere di Sciacca (Agrigento), prima di essere trasferito a Trapani, e si era già rivelato all’attenzione degli investigatori come leader di un gruppo fortemente radicalizzato, i cui membri, oltre a praticare un’intensa attività di preghiera, erano soliti arruolare adepti tra gli altri detenuti, sottomettendoli alla loro autorità e imponendo loro la stretta osservanza dei dettami del Corano. Nel carcere trapanese l’egiziano aveva condiviso la cella con l’imam tunisino Lamjed Ben Kraiem, anche lui espulso pochi mesi fa, e con un altro egiziano che, spiegano gli investigatori, “condivide l’ideologia dei suoi compagni di cella, con i quali prega regolarmente cinque volte al giorno, praticando il digiuno non obbligatorio nelle giornate di lunedì e venerdì”. Grazie al monitoraggio compiuto già a partire dal 2016, gli operatori dell’Antiterrorismo della Digos hanno potuto accertare lo spiccato interesse che Rao ha manifestato ogniqualvolta la televisione o la radio trasmettevano la notizia di un attentato terroristico.
loro ci hanno dichiarato guerra, e quindi andrebbero applicate le leggi di guerra. Questo bastardo non andava espulso. Bisognava impiccarlo.