Le mani dei cinesi sui negozi? «Vi racconto come hanno comprato il mio bar»

5 Giu 2018 14:09 - di Redazione

Più che felice, è raggiante. «Ho ricevuto tre offerte in due giorni per il mio bar e ho venduto subito dopo», dice Francesco, ormai ex proprietario di un’attività commerciale nel torinese. «Erano più di sei mesi che cercavo un acquirente. Avevo provato con due agenzie immobiliari, ma nulla. Solo un possibile compratore si era fatto avanti, ma alla fine si è scoperto che non aveva i soldi». C’è stato, poi, il consiglio di un amico. «Vendi ai cinesi – mi ha detto – e io che non avevo nulla da perdere, quasi per scommessa, ci ho provato». Ha messo l’annuncio sul sito vendereaicinesi.it che, spiega uno dei fondatori Simone Toppino, «traduce l’offerta in cinese mandarino, pubblicandola sia sul portale che su alcuni giornali e mette così in contatto possibile acquirente e venditore».

Vendere ai cinesi

Francesco non si aspettava un successo simile. «Ho speso un po’ di più rispetto all’offerta base, ho “investito” 60 euro per dare maggiore visibilità al mio annuncio. Due giorni dopo mi hanno chiamato e sono arrivati anche abbastanza rapidamente, considerando che venivano da altre regioni. Solo uno era della mia stessa città, l’altro era di Bologna e un terzo di Padova. Abbiamo usato il mio commercialista ed è andato tutto liscio». In tempi rapidissimi il bar è passato di mano, nonostante qualche problema con la lingua, durante la trattativa. «Il padre non si esprimeva benissimo, ma si è fatto accompagnare dal figlio, poco più che maggiorenne, nato qui, che parlava perfettamente l’italiano. A pagare è stato il papà: 250mila euro solo l’attività. Per le mura, che non erano mie, hanno stipulato un affitto a parte». Hanno anche accettato di non cambiare i miei due baristi storici e di questo sono stato particolarmente contento.

 La storia

«Questa era la mia priorità. I due ragazzi hanno famiglia e loro non hanno fatto una piega, anzi. “Per noi è altrettanto importante, per non perdere la clientela” – mi hanno detto – Ogni tanto ci passo, a fare due parole, a prendermi qualcosa – aggiunge lasciandosi andare a un pizzico di nostalgia – Sì, il caffè è rimasto lo stesso. Non hanno cambiato neanche i fornitori». L’unica differenza? «Un piccolo dragone rosso, pare sia di buon augurio, che fa capolino dalla cassa, dove c’è ora il figlio dei nuovi proprietari». Ha portato fortuna ad entrambi, a quanto pare.

Commenti

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  • Alessandro ragno 10 Giugno 2018

    Più che altro domandati dove lo stato spende i nostri soldi

  • mario galletti 6 Giugno 2018

    Ho avuto modo di lavorare con cinesi che prima ho fatto in modo che non prendessero una fregata da un italiano, poi accompagnati in un acquisto e successiva ristrutturazione della loro attività. Ora io le fregate le ho prese dai Calabresi ma non assolutamente dai cinesi che si sono dimostrati ottimi pagatori e rispettosi degli accordi. Oggi sono ancora in contatto e quando passo da loro anche solo per un saluto mi esprimono una grande simpatia. Ovviamente non saranno tutti come questi ma sanno integrarsi molto bene.

  • Valerio Massimo Piscitelli 6 Giugno 2018

    Ma da dove prendono i soldi i cinesi?
    Se fossi lo Stato mi porrei qualche domanda.

  • GENNARO TERMINE 6 Giugno 2018

    RINGRAZIO DI QUESTO ARTICOLO, CHE MI HA DATO LA POSSIBILITA’ DI APPRENDERE IL SITO DEI CINESI COMPRATORI : NE PROFITTERO’, NELLA SPERANZA DI RIUSCIRE A VENDERE GLI APPARTAMENTI, CHE NON MI DANNO UN CENTESIMO DI REDDITO E PER I QUALI (STOLTEZZA DELLE STOLTEZZE DEI SINIS****** FINORA AL GOVERNO), MI SI COSTRINGE A PAGARE L’IMU ED IN IMPORTI MASSACRANTI !!!!!!!!!!!!!!!

  • Lorenza ceccaroni 6 Giugno 2018

    Articolo pubblicitario pro cinesi.
    Mi meraviglio.