La botta a muro dei vitalizi: dai tagli risparmi per soli 30 milioni

27 Giu 2018 15:34 - di Marzio Dalla Casta

Trenta milioni: e questo è tutto. Sembrava una bomba atomica e invece è un tricchetacche. Parliamo del “tesoro” ora a disposizione degli italiani a seguito dalla tanto strombazzata abolizione dei vitalizi agli ex-onorevoli. Che poi abolizione non è dal momento che la delibera della Camera (ma non anche del Senato) non li cancella ma si limita a ricalcolare retroattivamente (pensionati, state in guardia!) gli importi degli assegni: metodo contributivo e non più retributivo. Somme che si sarebbero potute agevolmente ricavare attraverso la sostituzione, ad esempio, delle guarnizioni degli infissi nelle scuole italiane, e neanche tutte, sotto forma di efficientamento energetico. Una fetecchia, insomma.

Il M5S usa i vitalizi come surrogato del reddito di cittadinanza

Apposta i grillini, che ne hanno fatto una questione di vita o di morte, ne danno una spiegazione etica più che finanziaria: poiché la crisi ha costretto tutti a fare sacrifici, è giusto che anche chi è stato in Parlamento faccia la sua parte. Ineccepibile, se fosse vero. Già, perché gli ex-onorevoli hanno versato per tre anni un contributo di solidarietà, unica increspatura ammessa dalla Corte Costituzionale sui diritti acquisiti. In realtà, il taglio dei vitalizi ha una logica solo politica poiché, oltre a far dimenticare il reddito di cittadinanza, serve al M5S a bilanciare l’incontenibile attivismo di Matteo Salvini, lo stesso che da quando vige il contratto di governo sembra essere l’unico padrone del vapore: chiude i porti, che pure sarebbero competenza del ministro Toninelli, va in Libia a intessere alleanze come se fosse il ministro degli Esteri senza contare che quando il premier Conte si presenta in Europa gli altri partner gli chiedono solo del suo ministro dell’Interno.

Di Maio vuole bilanciare l’attivismo di Salvini

E i risultati si vedono: in appena tre mesi la Lega è balzato al 30 per cento nelle intenzioni di voti, cioè 13 punti in più di quanto raccolto alle elezioni di marzo. Un record. E contro uno score così arrembante, cosa avrebbero potevano (e dovevano) Di Maio, Fico e compagnia bella se non suonare la grancassa per il taglietto dell’odioso privilegio? Ecco, ora tutto è compiuto: una sparuta pattuglia di ex-parlamentari l’ha preso in saccoccia, per altri non cambierà nulla e per altri molto poco. In compenso il M5S può tirare un sospiro di sollievo e il napoletano Di Maio fare proprio il pensiero del polpo (o’ purpo) esibito, bastonato e mai servito dal padrone del ristorante: «Che s’adda fa pe’ campà!».

Commenti

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  • Franco Cipolla 27 Giugno 2018

    Certo con uno come fico…non si fara’ mai giorno. Doveva candidarsi con il pd.

  • Laura Prosperini 27 Giugno 2018

    ancora con sta menata quì
    ma quando lo capiranno che la politica ha bisogno di essere libera, autonoma dalle lobby e dalle prebende dei potenti di turno
    per tornare ad essere protagonista e poter fare davvere il bene degli Italiani
    Eppoi 40milioni risparmiati…giusto ad un beota può venire in mente di farsi propaganda in questo modo…
    Provvedimento inutile anzi dannoso,
    risolleviamo la Politica vera e capace, i Politici meritevoli e lungimiranti, i Partiti veri e depositari di valori contro i moveminti momentanei e generalmente eterodiretti senza valori ma nutriti d’interessucci squallidi e miserrimi…