Ingroia “supplica” Salvini: «Ti prego, fammi riavere la scorta che mi hanno tolto»
L’ex magistrato del pool antimafia Antonio Ingroia in “ginocchio” da Matteo Salvini. L’ex pm entrato (e uscito) nel mondo della politica e oggi avvocato di collaboratori di giustizia da alcuni mesi è senza protezione. E a togliergli la scorta non è stato il capo attuale del Viminale. Come riporta Il Fatto Quotidiano, Ingroia ha preso carta e penna e scritto tre lettere: la prima, il 16 maggio 2018, all’allora ministro dell’Interno Marco Minniti e al capo della polizia Franco Gabrielli in cui spiegava che «lo scrivente, pur nel rispetto delle competenze e della responsabilità degli Organi preposti alla verifica e alla valutazione della sussistenza dei presupposti per il mantenimento o la revoca del sistema di protezione già disposto, non può nascondere di essere rimasto sorpreso».
Ingroia scrive due lettere a Salvini
Le altre due lettere, Ingroia, le ha scritte al successore di Minniti, Matteo Salvini, al quale il 4 giugno scorso ha fatto notare che «il collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico ha riferito di specifici e concreti progetti omicidiari concepiti nei confronti dello scrivente e del pm Di Matteo, temporaneamente accantonati solo in quanto all’ epoca di difficile realizzazione». L’ultima, ancora a Salvini e in copia al sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia (dei 5 Stelle), risale a pochissimi giorni fa, il 21 giugno: Ingroia chiede «una rivalutazione aggiornata della situazione di pericolo cui lo scrivente ritiene di essere attualmente ancora esposto». La «improvvisa e totale rimozione di ogni dispositivo di protezione potrebbe essere interpretato dalle organizzazioni mafiose e in particolare dai boss che ho più perseguito in questi anni – da Matteo Messina Denaro ai fratelli Graviano agli stessi corleonesi facenti capo a Leoluca Bagarella, nonché ai capi della ‘Ndrangheta – un segnale di abbandono e di isolamento da parte dello Stato nei confronti di chi per almeno 25 anni è stato percepito, a torto o a ragione, come un simbolo della lotta alla mafia, quale uomo delle Istituzioni e servitore dello Stato».
Se questo signore crede di avere bisogno di una scorta, perché non se la paga ?
Impieghiamo meglio i nostri carabinieri! Ingroia non ha certo bisogno di scorta. Chi vuoi che se lo fili! Romano.
Poteva continuare a fare il magistrato ad Aosta dove era stato trasferito.
Invece ha voluto intraprendere la libera professione nella sua terra.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
La “scorta” è soltanto un orpello.Se veramente avessero voluto eliminare Ingroia ed altri suoi simili ciò sarebbe accaduto da tempo,Falcone docet! Tutto il resto è volgare retorica!
Ecco perché Messina Denaro è ancora latitante: sono 25 anni che Ingroia lo sta cercando (?), fra una campagna politica ed una cresta sui rimborsi delle trasferte. Se proprio vuole una scorta, assuma dei vigilantes a spese proprie, è già costato troppo all’Italia.
Ingroia supplica Salvini. Che faccia tosta! Piuttosto chieda scusa, si cosparga il capo di cenere e si stringa in un saio di sacco. Poi vedremo se merita la scorta o i carabinieri con tanto di manette!
Mario Salvatore Manca
Come mai nessuno politico di sinistra si scaglia contro la decisione presa da un governo di sinistra ,di togliere la scorta a un ex politico e oggi magistrato di sinistra?
Sono totalmente d’accordo! L’avesse fatto Salvini… però sarei più d’accordo su una scorta per Ingroia piuttosto che per una per Saviano!