Il leghista Fontana: «L’agente provocatore è da Kgb». Gelmini: «Ha ragione»

7 Giu 2018 17:17 - di Redazione

Di sicuro a Matteo Salvini non farà piacere, ma la notizia c’è. Già, perché Attilio Fontana sarà pure poco noto al grosso pubblico, ma è pur sempre il successore di Roberto Maroni alla guida della più importante e popolosa regione italiana, la Lombardia. E come lui è leghista e quindi alleato di quel M5S che ha preteso l’inserimento nel contratto di governo della figura dell’«agente provocatore» in funzione anti-corruzione. Una figura che a Fontana provoca addirittura «raccapriccio». Certo, in assenza di una concreta declinazione di questa figura, la sua non è una condanna senz’appello dal momento che, spiega il governatore, «la differenza tra l’uso e l’abuso di un istituto di questo genere è lievissima e, attraverso questi istituti, si rischia di andare a incidere sulla libertà e sulla democrazia».

Fontana è governatore della Lombardia

Fontana, che di professione è avvocato e sul tema si dichiara «garantista», non fa mistero di avvertire «un po’ di paura» per la figura dell’agente provocatore, così come di auspicare che Lega e M5S «rivedano il contratto in quella parte che ritengo assolutamente inaccettabile». Quindi l’affondo: «È qualcosa che rischia di degenerare, di diventare pericoloso se non usato in maniera corretta. L’uso improprio dell’agente provocatore può portare a forme di violazione della libertà e a costruire la verità che si vuole. Non a caso – conclude il governatore lombardo -, gli esempi di agenti provocatori si ritrovano nei regimi totalitari come nel nazismo o nel Kgb».

 L’azzurra: «La Lega imponga i temi del centrodestra»

Il distinguo del governatore diventa un assist per chi ancora non si rassegna a vedere Salvini sotto braccio a Di Maio e ancora spera che il centrodestra possa tornare unito e vincente. Un auspicio che riecheggia forte nelle parole di Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera : «Fontana- si legge in una nota – ha ragione da vendere quando condanna l’uso dell’agente provocatore presente nel contratto sottoscritto dal governo. E il riferimento al Kgb è puntuale perché racconta di una cultura che non ha niente a che fare con i valori liberali». ma la questione è tutta politica: «Mi auguro – vi si legge ancora – che la Lega sappia imporre i valori del centrodestra, contro la cultura del sospetto e cancelli l’agente provocatore dal programma».

 

Commenti

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  • Nazzareno Mollicone 8 Giugno 2018

    Fontana sbaglia negli esempi. L'”agente provocatore” infatti non è un’esclusiva del “nazismo” o del KGB, quindi dei regimi totalitari: invece, è una pratica molto diffusa e ammessa dalla magistratura negli Stati Uniti, ad opera del FBI, della CIA, del servizio fiscale e di altre agenzie investigative. Però gli USA sono il Paese-guida della democrazia, per cui fa anche le guerre per esportarla…

  • Dens Clavio 8 Giugno 2018

    La paura dell’agente provocatore è come la paura delle telecamere per la privacy, se nn sono corrptto l’agente provocatore nn mi tocca, nn accetto mazzette da nessuno e per nessuna ragione, anzi denuncio all GdF chi tenta di corrompermi
    PER CUI CHI HA PAURA È PERCHÉ SE NN CORROTTO È CORRUTTIBILE

  • Alessandro 8 Giugno 2018

    Questo agente provocatore mi sembra una banale replica di quei giornalisti tanto utilizzati nelle trasmissioni televisive, che con arroganza e maleducazione agiscono nella più ampia libertà e disprezzo dei diritti altrui. Cosa che non è permessa neppure alle Forze dell’Ordine, Guai a loro…..mal gliene incoglierebbe. Questa magistratura è indulgente solo con i giornalisti!!!!!

  • Pietro 8 Giugno 2018

    D’ACCORDO. NON DOBBIAMO RINUNCIARE A VALORI CHE SONO NECESSARI PER IL BENE COMUNE. NON DIMENTICHIAMOCI GLI OMICIDI AVVENUTI NEL DOPOGUERRA SOLO PER SISTEMARE QUESTIONI PRIVATE ANALOGAMENTE ACCADRÀ’ CON GLI AGENTI PROVOCATORI. LA CONSEGUENZA SARA’ IL CRESCERE DELL’ODIO ED IL DESIDERIO DI VENDETTA.