Expo, Maroni condannato a 1 anno: fece assumere la sua collaboratrice

18 Giu 2018 15:12 - di Redazione

L’ex presidente della regione Lombardia Roberto Maroni è stato condannato ad un anno di reclusione dai giudici di Milano. L’ex-governatore era accusato di aver fatto pressioni per far ottenere un contratto di lavoro a due ex collaboratrici, Maria Grazia Paturzo (assolto per questo capo di imputazione) e Mara Carluccio, nell’ambito di Expo.

Un anno anche al suo braccio destro al Pirellone

Ben più pesante era però la richiesta del procuratore aggiunto Eugenio Fusco che nella sua requisitoria aveva chiesto due anni e sei mesi di carcere. Maroni oltre alla condanna, è interdetto dai pubblici uffici per la durata della condanna (pena sospesa). Condanna a un anno anche per Giacomo Ciriello, ex capo della segreteria politica di Maroni (anche in questo caso la richiesta dell’accusa è stata più che dimezzata dal tribunale: era 2 anni e 2 mesi) mentre per Andrea Gibelli, ex-segretario generale del Pirellone la condanna è a dieci mesi (1 anno chiesto dall’accusa). La Carluccio, cui sono state concesse le attenuanti generiche, è stata condannata a sei mesi in luogo dei 10 mesi richiesti dalla procura. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.

Maroni sereno: «Sarò assolto in appello»

«Sono deluso, ma non mi scoraggio». Suonano così le prime parole pronunciate da Maroni dopo la sentenza. L’ex-governatore ha ribadito la sua «totale estraneità a qualsiasi comportamento illecito e proprio per questo sono certo che in appello verrò completamente assolto». Nel merito Maroni prova a dare una “lettura” del verdetto: «Vengo assolto e condannato allo stesso tempo. Un colpo al cerchio e una alla botte. Mi va di commentare così, con una battuta, la decisione del tribunale che mi assolve dal reato più grave, l’induzione indebita, e mi condanna per una raccomandazione mai fatta». Poco prima era stato il suo legale Domenico Aiello a parlare: «Maroni è sollevato perché è caduto il reato più grave, ma io sono curioso di leggere le motivazioni della sentenza».

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