CasaPound: storia, miti, canzoni. Un libro racconta da sinistra i “cuori neri”
CasaPound risulta essere esperimento politico innovativo nell’area del post-neofascismo, al punto che oggi abbiamo a disposizione uno studio completo e approfondito sulla storia del movimento, sui suoi miti e autori di riferimento, sul modello organizzativo, sui testi musicali, sul profilo dei capi. Lo ha scritto il ricercatore milanese Elia Rosati, e si intitola CasaPound Italia (Mimesis, pp.236, euro 18). Va subito chiarito che il libro interessa in quanto segnale di attenzione per un’area che fino a qualche anno fa era considerata marginale e destinata all’estinzione, soprattutto durante la stagione della destra di governo incarnata da Alleanza nazionale: invece l’area della destra radicale ha dimostrato di essere ancora vitale. Il libro di Elia Rosati non è da prendere come oro colato, non essendo immune da pregiudizi sulla presunta collusione tra CasaPound e ambienti criminali, come dimostra l’appendice sul caso Ostia e il clan Spada, significativamente intitolata “Relazioni pericolose”.
Tuttavia lo studio mette bene in evidenza un fattore centrale nell’analisi del movimento guidato oggi da Simone Di Stefano, e cioè la sua grande capacità di incidere nell’immaginario della destra identitaria cui corrispondono però esigue percentuali elettorali. Ciò è appunto possibile perché CasaPound interpreta e rielabora, rilanciandoli, i temi e i valori che sono propri appunto della destra radicale declinandoli nelle forme di una carica antisistemica che necessita di “affermazioni sovrane” (prima gli italiani) e negazioni assolute (no euro, no Bruxelles, no banche, no mercato, no finanza ecc. ecc.). Questa caratteristica colloca il movimento nella tradizione classica del neofascismo e non consente di accostare il fenomeno CasaPound a esperimenti innovativi che pure la destra giovanile ha conosciuto, come i Campi Hobbit e la strategia di fuoriuscita dal ghetto del Fronte della Gioventù degli anni Ottanta, Da questo punto di vista bene fa Rosati a legare le origini di CasaPound a gruppi come Meridiano Zero e il Movimento Politico Occidentale e più tardi ancora alle frange dissidenti della Fiamma Tricolore, partito passato da Pino Rauti nelle mani di Luca Romagnoli e dal quale viene espulso Gianluca Iannone.
L’innovazione di metodo e obiettivi di quell’area che comincia a denominarsi destra non conforme e da cui CasaPound prende le mosse è costituita dalle occupazioni che danno vita a centri sociali fondati su un modello alternativo di vita comunitaria che nulla ha a che vedere con quello costruito a sinistra. Un tema, quest’ultimo, già esplorato nel libro di Domenico Di Tullio, Centri sociali di destra (Roma, 2006).
Poco spazio trova ancora, nel libro di Rosati, lo scontro tra studenti del Blocco studentesco (l’organizzazione di CasaPound che opera nelle scuole) e quelli di estrema sinistra avvenuto a Piazza Navona. L’episodio viene infatti raccontato accettando in modo acritico la versione della stampa ostile a CasaPound ma, al di là di questo, non se ne coglie il significato dirompente rispetto al cambio di passo e di strategie dei “fascisti del terzo millennio”. Fallito il tentativo di aggregarsi alla protesta anti-Gelmini attraverso la creazione di un fronte studentesco unito al di là delle etichette (operazione già tentata dai giovani di destra nel ’68 e anch’essa fallita) CasaPound vira decisamente verso la contrapposizione frontale con un antifascismo vetusto e anacronistico, che a sua volta trae nuovo ossigeno proprio dall’ossessione della vigilanza democratica contro “l’uomo nero”.
Più interessante, invece, la parte dedicata all’analisi dei testi degli ZetaZeroAlfa dove appare assente la componente nostalgica e dove si rintracciano le matrici culturali e valoriali della forma mentis del militante della Tartaruga: onore, virilità amore, violenza. Il tutto all’insegna di una condotta riassunta nel verso “Politicamente scorretto, non chiedo scusa e non porto rispetto” o vissuta con lo spirito goliardico che si esprime nel brano “Nel dubbio mena”. E’ proprio qui che si rintracciano meglio che nei documenti politici i “mitemi” che sorreggono la visione del mondo dei “cuori neri” e che oscillano tra il tentativo di un’artificiosa estetica fondata sulla cinghiamattanza e il richiamo a una memoria emozionale, espressa nella canzone “Disperato amore” che rievoca le generazioni che sono venute prima, e che hanno lasciato in eredità lutti e coraggio (“ma non c’è notte senza mattino/perché combattere è un destino/ e con silenzio e con decisione/difendi la tua postazione/Ti senti solo su questa strada/ e poi di botto un gran rumore/e strappa al sogno il tuo torpore/ e il bianco e nero torna colore/ ci sono tante persone intorno/ e tutte con lo stesso sogno/ la stessa voglia di camminare/ la stessa voglia di lottare… adesso!/… e non c’è peso, non c’è dolore/ figli di un disperato amore”). E non è un caso, a questo proposito, che sia stata proprio CasaPound ad organizzare l’imponente corteo in ricordo dei martiri di Acca Larenzia lo scorso 7 gennaio 2018, nel quarantennale di una strage rimasta impunita e incancellabile nel ricordo dell’area post-missina e post-fascista.
insieme a casapound e fiamma non arrivano a livello nazionale nemmeno al 3 per cento
EVVIVA CASA POUND!!!!!
Unitevi nel FN insieme a Forza Nuova e Fiamma tricolore x avere qualche speranza di contare in termini di voti.
Una grande organizzazione: dei ragazzi fantastici e coraggiosi.
Bravi, coraggiosi, puliti i nostri ragazzi di Casa Pound. Mi dispiace che alle ultime elezioni non siano stati premiati.