Ballottaggi, il centrodestra punta a fare il pieno. Il M5S corre in 3 sole città

24 Giu 2018 10:45 - di Valerio Falerni

Lega e M5S uniti a Roma ma divisi ai ballottaggi nei 14 capoluoghi di provincia interessati dal voto per il secondo turno delle amministrative qui di seguito elencati in rigoroso ordine alfabetico: Ancona (unico capoluogo di regione), Avellino, BrindisiImperia, MassaMessina, PisaRagusa, SienaSiracusa, Sondrio, TeramoTerni e Viterbo. Al primo turno dello scorso 10 giugno, il centrodestra ha eletto subito il sindaco a Vicenza, Treviso, Catania e Barletta mentre il centrosinistra si è aggiudicato Brescia e Trapani.

Ballottaggi in 14 capoluoghi di provincia

Dal punto di vista politico, sono i ballottaggi più pazzi di sempre, almeno da quando vige l’elezione diretta dei sindaci. Da allora, salvo le solite eccezioni dovute alla prevalenza delle alchimie locali sul dato nazionale, c’è stata sempre una coerenza di fondo tra il quadro “romano” e quello territoriale: le coalizioni erano più o meno le stesse. Questa volta no. Le due forze in coabitazione a Palazzo Chigi, Lega e M5S, non sono condomini in periferia. Come se non bastasse, ad ulteriore conferma della eccezionalità del momento, si registrano duelli di nuova natura politica: otto dei succitati ballottaggi  ripropongono la tradizionale sfida tra centrodestra e centrosinistra (Ancona, Brindisi, Massa, Pisa, Siena, Sondrio, Teramo, Siracusa, dove il candidato, sia pur civico, era assessore della precedente giunta di sinistra), mentre a Messina, Imperia e in un certo senso anche a Viterbo è derby tutto interno al centrodestra, a dimostrazione di quanto questa coalizione sia in salute anche in una competizione locale, terreno solitamente più propizio al centrosinistra. Relegato in tre sole città – Terni, Ragusa ed Avellino – il M5S, dove sfida rispettivamente il centrodestra, Fratelli d’Italia più liste civiche e, infine, il centrosinistra.

Centrosinistra a rischio “cappotto”

Sotto il profilo simbolico, la vittoria del centrodestra a Terni potrebbe significare la fine dello status di regione “rossa” per l’Umbria. Lo stesso in Toscana, regione di Matteo Renzi e del suo “giglio magico“, dove fortissima appare l’ipoteca sulla vittoria da parte del  centrodestra qui alleato con liste di ispirazione cattoliche a difesa della famiglia tradizionale: un exploit ai ballottaggi di Pisa, Siena e magari di Massa significherebbe porre le basi per centrare un obiettivo impensabile fino a ieri: espugnare la Toscana, cuore pulsante del potere del Pd.

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