Ancora nelle carceri turche il direttore di Amnesty. E c’è chi vuole Ankara nella Ue
Amnesty International si impegna a moltiplicare gli sforzi per ottenere la liberazione del presidente dell’organizzazione in Turchia, Taner Kilic, in carcere da un anno. Kilic è stato arrestato con l’accusa di appartenere a un'”organizzazione terroristica” e rischia 15 anni di carcere. “Oggi piangiamo l’anno di vita tolto ingiustamente dal governo turco a Taner Kilic – ha dichiarato il segretario generale di Amnesty Salil Shetty – Ma è anche il momento di raddoppiare gli sforzi per ottenere la sua liberazione e quella dei molti altri attivisti della società civile il cui lavoro è costato loro la libertà”. Amnesty promette che gli attivisti per la giustizia e la libertà non verranno “messi a tacere” nonostante “le autorità turche abbiano favorito un clima di paura, perseguitando in modo spietato coloro che osano parlare”. “Taner è stato incarcerato solo perché è un sostenitore convinto dei diritti umani – ha detto Shetty – Deve essere rimesso in libertà, scagionato dalle accuse infondate mosse contro di lui e autorizzato a riprendere il suo lavoro”. Il processo a Kilic, avvocato di professione, riprenderà il 21, a tre giorni dalle elezioni presidenziali e parlamentari del 24 giugno. Kilic, arrestato il 6 giugno del 2017 a Izmir, è accusato di appartenere al movimento dell’imam Fetullah Gulen, ritenuto dal governo di Ankara la mente del fallito golpe del luglio 2016. Sotto processo ci sono anche altri dieci attivisti per i diritti umani, compresa la direttrice di Amnesty in Turchia, Idil Eser, accusati di appartenere a un’organizzazione terroristica armata. Amnesty ha già denunciato come sia la prima volta che due dei suoi leader vengono arrestati e processati contemporaneamente in un Paese.
(Foto da Hurryet)
Caro amico ti ricordo che amnesty è quella organizzazione che ha chiesto il disarmo della polizia italiana quindi nessuna simpatia per loro