Addio a Gino Santercole, il ragazzo della via Gluck che non ascese all’Olimpo
Per tutti gli anni Sessanta e Settanta ha avuto il fastidioso privilegio di vivere all”ombra” di Adriano Celentano. Poi il distacco e quindi la riappacificazione. Gino Santercole, morto la notte scorsa a Roma, a 78 anni, per un attacco di cuore, doveva gran parte della sua notorietà alla vicinanza con il “Molleggiato”, di cui era nipote (pur essendo solo di due anni più giovane) e di cui divenne anche cognato quando sposò la sorella di Claudia Mori, Anna Moroni. Un cantante e un musicista di grande talento, Santercole, ma che non raggiunse mai l’Olimpo della musica, là dove si fa moda, tendenza e si assurge al rango di icona del tempo storico, là dove si diventa “dèi”.
Le qualità per sfondare Gino ce l’aveva tutte. E in parte comunque gli riuscì, fin da quando, nel 1966, presentò Il Ragazzo della via Gluck in coppia con Celentano al Festival di Sanremo. Nell’immediato fu un flop, perché la canzone fu eliminata dalla giuria. Ma nel giro di poco tempo si rivelò un successo straordinario, entrando nel novero delle canzoni immortali. Solo che tutti si ricordano di Celentano, non di Santercole, che pure in via Gluck aveva abitato. C’è anche da dire che Gino fu lanciato dal “Clan” di Celentano, che era un’entità a metà strada tra la casa discografica e il sodalizio artistico; nel suo caso, vista la parentela, anche clan familiare. Ma Santercole compose anche canzoni importati, come Una carezza in un pugno, Svalutation, Un bimbo sul leone, Straordinariamente. Gino era bravo anche che attore, tanto che lavorò con registi del calibro di Pietro Germi, Dino Risi, Giuliano Montaldo, Luigi Comencini, Luciano Salce, Mario Monicelli.
Insomma, un artista eclettico e inquieto, ma anche un uomo fragile. Alla fine degli anni Settanta la rottura con Celentano, il ritiro dalle scene, l’imbocco del tunnel della depressione. Poi nel 1999 la grande rappacificazione in diretta tv. Nel 2014, Santercole tornò sulle scene con l’album Voglio essere me. Presentando la sua nuova opera disse: “Oggi i ragazzi vogliono essere tutti come Vasco Rossi, io voglio essere me”. Quand’era giovane lui, però, i ragazzi volevano tutti essere come Celentano.