Il Venezuela affamato va alle elezioni farsa. E senza le opposizioni

20 Mag 2018 18:41 - di Redazione

Urne aperte in Venezuela per le elezioni presidenziali che si annunciano come uno dei più importanti eventi politici dell’anno dell’America Latina. Il dittatore Nicolas Maduro punta ad essere rieletto nonostante le accuse di guidare un regime autoritario e di volere elezioni farsa. Le opposizioni si sono rifiutate di partecipare, parlando di brogli e invitando gli elettori a non votare, lasciando quindi Maduro a confrontarsi con l’ultraliberista Henri Falcon e il pastore evangelico Javier Bertucci. Gli oltre 22 milioni di elettori chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente, si trovano quindi davanti un Venezuela logorato da una crisi gravissima, con un’inflazione in crescita e gravi carenze di cibo. Una situazione che, secondo molti osservatori, rischia di provocare una delle maggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni in quell’area. Il Venezuela sta infatti vivendo la più alta inflazione al mondo. Le stime del Fondo Monetario Internazionale dello scorso aprile parlano addirittura del 13.000 per cento, a fronte di una contrazione del Pil pari al 15 % e una forte emigrazione verso i Paesi confinanti. Il risultato di queste elezioni, inoltre, non sarà riconosciuto da Stati Uniti, Unione Europea e dai 14 Paesi dell’America Latina, perché convocate dall’Assemblea nazionale costituente, un organo straordinario eletto nel 2017 in un’elezione anch’essa messa in dubbio a livello internazionale. Celebrato per la sua efficienza nel passato, il sistema elettorale venezuelano è ora accusato di presunte irregolarità. La vecchia società incaricata della gestione del software elettorale dall’Anc nel mese di luglio 2017, la Smartmartic, aveva denunciato una manipolazione di “almeno un milione di voti”. Una denuncia che ha cambiato la percezione internazionale. Una delle cose più sorprendenti per gli osservatori internazionali è l’alta popolarità di Maduro, nonostante la grave crisi. In Venezuela è difficile trovare dati coerenti e affidabili, ma nei sondaggi la popolarità del presidente, che sarà quasi certamente riconfermato, varia tra il 17 e il 30 per cento. Secondo alcuni analisti, però, si tratterebbe di una popolarità dovuta in gran parte ai programmi di assistenza sociale e distribuzione di denaro per i bisognosi. Denaro elargito in base al cosiddetto Carnet de la Patria, un documento che registra elettronicamente 17 dei 30 milioni di venezuelani e che molti considerano uno strumento di controllo dello stesso voto alle elezioni. Un altro fattore decisivo per la popolarità di Maduro è il fervore che il Paese nutre ancora per Hugo Chavez. Molti continuano a vedere in Maduro l’erede dell’ex presidente scomparso nel 2013, che poco prima di morire, in procinto di sottoporsi alla quarta operazione per il tumore che in capo a tre mesi l’avrebbe portato alla tomba, chiese di votare per il delfino Maduro. Gli attivisti chavisti, quindi, voteranno per rinnovare il mandato all’attuale presidente. Gran parte dell’opposizione chiede di boicottare ciò che considera una frode annunciata. Non partecipano, tra gli altri, Primero Justicia, dell’ex candidato Henrique Capriles, Accion Democratica, Voluntad Popular e Un Nuevo Tiempo. L’opposizione risulta però anche divisa: l’ex governatore di Lara, Henri Falcon, ex consigliere di Capriles ed ex militante chavista, si è candidato, con la conseguenza di essere espulso dal Mud, Mesa de la Unidad Democrática, alleanza dei partiti di opposizione. “La soluzione alla crisi è nel voto”, dice Falcon, che conta sul fatto che l’enorme malcontento nei confronti di Maduro si traduca in un massiccio voto di punizione. Il prossimo presidente dovrà aspettare il gennaio 2019 per assumere il mandato: le elezioni, che dovevano celebrarsi a fine anno, sono state anticipate dall’Assemblea nazionale costituente. Ma il passaggio di consegne è tradizionalmente previsto per gennaio. L’opposizione controlla l’Assemblea nazionale dopo il suo trionfo alle elezioni di dicembre 2015, ma le funzioni della Camera sono state sostanzialmente annullate lo scorso anno dal nuovo organismo costituente.

Commenti

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  • Gio 21 Maggio 2018

    l’ennesimo regime comunista che porta un popolo alla fame e alla disperazione. E qui c’è ancora chi si professa comunista.