Tutto da rifare: ecco qual era la lista dei ministri del governo mai nato Lega-M5S
È saltato tutto: dopo 84 giorni di crisi. Dopo trattative infinite e una lenta ma continua ri-negoziazione. Ora è caos istituzionale, con una spaccatura verticale che separa la maggioranza degli elettori che ha votato eleggendo di fatto un governo a guida mista Lega-Cinque Stelle e gli investitori (stranieri) motore immobile di quell’Europa germanocentrica che, ricattandoci a colpi di spread, hanno di fatto ottenuto dal presidente Mattarella di adire a alla scelta del premier. Un presidente del Consiglio, ancora una volta, non eletto alle urne e – ancora una volta, come nel caso di Renzi “nominato” dall’allora inquilino del Quirinale, Giorgio Napolitano – voluto dal Colle. Spazio a Cottarelli, dunque, l’uomo chiamato a rassicurare le Borse e Bruxelles, le banche e gli investitori: tutti, insomma, tranne che gli elettori, il cui verdetto elettorale è stato stracciato e gettato al macero. Ma quale sarebbe stato il governo a guida Conte mai nato? A svelare la lista dei ministri mai arrivati a giurare è lo stesso Luigi Di Maio che, alle caselle aggiunge anche quella messa all’indice da Mattarella, la scelta voluta e portata avanti fino alla fine e che ha fatto saltare tutto: Savona al ministero dell’Economia. Vediamo, allora, quale sarebbe stato l’esecutivo a guida Lega e M5S se…
Ecco la lista dei ministri del governo a guida Lega-5 Stelle mai nato
- A fianco del premier Conte avrebbero operato, in una sorta di triumvirato sinergico, gli stessi Di Maio e Salvini al lavoro a quattro mani sul ruolo di vice premier.
- Non solo: i due leader leghista e grillino avrebbero avuto anche la guida del Viminale, Salvini, pronto a mettere mano alla spinosa questione “immigrazione” e alla sicurezza, mentre al numero uno pentastellato sarebbero toccati Lavoro e Mise, dicasteri chiave per portare avanti il discorso sul reddito di cittadinanza e per guidare la barra del timone delle crisi industriali, a partire da quella ormai endemica dell’Ilva.
- A Giancarlo Giorgetti, invece, sarebbe andato il compito di riequilibrare eventuali sbilanciamenti a trazione movimentista dallo scranno del sottosegretario alla presidenza del consiglio.
- Alla Giustizia sarebbe andato il pentastellato Alfonso Bonafede.
- Alla competitor interna per la guida del ministero di via Arenula, invece, la leghista Giulia Bongiorno, sarebbe andato il ruolo al vertice della Pubblica Amministrazione.
- Per gli Esteri M5S e Carroccio avrebbero indicato il diplomatico Luca Giansanti, ex ambasciatore pochi mesi fa dimessosi dalla stessa Farnesina.
- Forte di un’esperienza maturata sul campo come medico legale, a Giulia Grillo, capogruppo M5s alla Camera, sarebbe andato il dicastero della Salute.
- La difesa del made in Italy sarebbe stato affidata a un leghista, con Gian Marco Centinaio chiamato a gestire le Politiche Agricole.
- Il ministero per il Sud sarebbe andato alla grillina pugliese Barbara Lezzi.
- A gestire l’emblematico ruolo dei rapporti col Parlamento il delfino di Di Maio, Riccardo Fraccaro, già questore alla Camera.
- Alla Difesa, come indicato ancor prima delle elezioni, Elisabetta Trenta, analista su difesa e sicurezza, docente alla Link University.
- Fuori dalle Infrastrutture la scomoda No tav, Laura Castelli, che sarebbe stata rimpiazzata da Mauro Coltorti.
- L’Istruzione sarebbe stata gestita da un ministro della Lega con Marco Bussetti.
- Per i Beni culturali era stato indicato Alberto Bonisoli in quota M5s.
- Infine, agli Affari regionali sarebbe andata la leghista veneta Enrica Stefani, e al ministero per la Disabilità il fedelissimo di Salvini: Lorenzo Fontana.
“POLTRONE E SOFA'” !