La Turchia di Erdogan alle elezioni anticipate in pieno stato di emergenza
“Lo stato d’emergenza non rappresenta un ostacolo per lo svolgimento di elezioni democratiche”. Replica così il ministero degli Esteri di Ankara alle critiche dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al Hussein. In Turchia lo stato d’emergenza, rinnovato per sette volte, è in vigore dal fallito golpe del luglio 2016 e il 24 giugno sono in programma nel Paese le elezioni presidenziali e parlamentari volute da Recep Tayyip Erdogan con un anno e mezzo di anticipo rispetto al previsto. Per il ministero degli Esteri di Ankara le osservazioni dell’Onu sono “spiacevoli” e “basate su motivazioni meramente politiche”. “L’Alto commissario dovrebbe sapere che anche in Francia le elezioni si sono tenute sotto lo stato d’emergenza – afferma una nota che fa riferimento alle presidenziali del 2017 che hanno sancito il trionfo di Emmanuel Macron – Inoltre osservatori internazionali hanno confermato che le passate elezioni in Turchia, compreso il referendum dell’aprile 2017, si sono tenute in modo democratico, libero e trasparente”. Per le autorità Ankara lo stato d’emergenza è una “necessità” e un “diritto legittimo garantito agli Stati dal diritto internazionale”. “In Turchia le misure previste dallo stato d’emergenza vengono applicate solo contro i terroristi – insiste il comunicato – Non sono in vigore misure che limitano i diritti e le libertà dei nostri cittadini”. Ieri l’Alto commissario Onu per i diritti umani ha chiesto la revoca dello stato d’emergenza in Turchia affinché possano tenersi nel Paese elezioni “credibili”. Al-Hussein ha denunciato le restrizioni alle libertà di espressione, riunione e associazione e “un contesto che vede severamente punite le opinioni dissenzienti e contro il partito al governo”.