Tra rumors e smentite, Salvini e Di Maio al lavoro sui nomi: ecco le prime indiscrezioni
Quelli in corso sono i giorni dei retroscena. Quelle che si alternano, le ore che registrano il vivo del confronto Salvini-Di Maio che, definito il campo d’azione con alleati e compagni di partito, guardano all’orizzonte di un esecutivo in grado di rispettare il responso elettorale del 4 marzo. E così, tra incontri e aggiornamenti telefonici, indiscrezioni, timide conferme e clamorose smentite, trapelano i primi rumors sul rebus che sta facendo arrovellare il candidato premier leghista e quello grillino: quello dei nomi, a partire dall’indicazione del nome per eccellenza da designare: quello del prossimo inquilino di Palazzo Chigi.
Salvini e Di Maio, la trattativa si concentra sui nomi
Del resto è sui nomi che – archiviata la fase preliminare di confronto su programmi e temi in agenda – si gioca e potrà arrivare a conclusione la trattativa: Una trattativa che si è inceppata sui nomi, e che è ripresa sui nomi. A partire, appunto, da quello del premier, che dovrà essere un nome capace di fungere da pietra angolare su cui edificare e strutturare quello che dovrà essere un esecutivo politico in nome del quale è stata respinta l’ipotesi Mattarella di un governo tecnico, di transizione, di responsabilità, o qualunque nome gli si voglia attribuire… E allora, non è certo un’indiscrezione dell’ultim’ora il fatto che sia Salvini che Di Maio puntino a quella stessa poltrona, arrivando a escludere per questo Giampiero Massolo, Enrico Giovannini a Carlo Cottarelli, nomi che, tra quelli menzionati a vario titolo in questi giorni, a detta de il Giornale il leader pentastellato avrebbe «fatto impallinare». E mentre voci di corridoio danno quasi per certo un recupero di Cottarelli per il dicastero dell’economia, la trattativa ferve sugli altri ministeri, nonostante tutto sia condizionato dalla necessità di sciogliere la prognosi sul premierato.
Ferve il toto-ministeri: ecco i rumors più insistenti
Ma tant’è: i nomi circolano, e le indiscrezioni sembrano accreditarsi a ogni ora che passa. E allora, mentre c’è chi scommette su Belloni o Giorgetti agli Esteri, guadagnano posizioni le ipotesi Bonafede o Bongiorno per la Giustizia. Sullo Sviluppo economico la situazione è particolarmente delicata per il ruolo chiave che potrà essere dirimente per l’Ilva: come scrive il Giornale, infatti, «il candidato grillino Fioramonti vorrebbe, secondo i piani del partito, farne un parco-giochi per grandi e piccini; la Lega preferirebbe invece continuare a produrre acciaio, e potrebbe mettere sul piatto il più solido nome di Nicola Molteni. Ma scalpita anche il neofita Franco Bernabè, in passato alla guida di Eni e Telecom». E ancora, in pole position per la Cultura potrebbero vedersela il grillino fichiano Carlo Sibilia e Massimo Bray in qualità di outsider; per le Pari Opportunità si parla di Spadafora, (un nome vicino a Di Maio) e mentre per l’Istruzione la Lega proporrebbe il suo responsabile Mario Pittoni, o anche l’economista Alberto Bagnai chiamato a sfidare di Maio che punta sul colpi di scena della candidatura del presentatore televisivo Giovanni Floris, fresco della pubblicazione di un recente libro sull’universo scolastico e dintorni. Un po’ poco, però, per essere promosso a ministro…
All’istruzione andrebbe bene Di Maio. Così si potrebbero cambiare le regole della grammatica, specialmente quelle sull’uso del congiuntivo.
ha ha ha ha, certo, pensiamo ai congiuntivi di Di Maio piuttosto che ai veri problemi del paese. Classico del pdiota .