“Si muore tutti democristiani”: niente paura, è solo un film (video)
Si muore tutti democristiani. Nostalgia per la Balena Bianca? Una cupa previsione? Un divertissement? La democristianeria come categoria dello spirito, sopravvissuta alla lunga stagione dello Scudo crociato, è la protagonista del primo film diretto da ll Terzo Segreto di Satira (i graffianti youtuber che scorrazzano sul web all’esordio con un lungometraggio) uscito nelle sale il 10 maggio. Tre amici un po’ sfigati, Stefano, Enrico e Fabrizio, si barcamenano tra lavoretti e il sogno di una casa di produzione, fieramente allergici a compromessi, finché un’allettante proposta non li fa recedere dalla retta via.
Si muore tutti democristiani sbarca nelle sale
Ottimo il cast scelto da Il terzo Segreto di Satira che vanta cinque sceneggiatori, alter-ego dei protagonisti, rigorosamente lottizzati dai partiti secondo la migliore versione del manuale Cencelli. C’è il grillino, entusiasta che i bravi attori «responabili» abbiano restituito metà del cachet; c’è il dem che santifica gli 80 euro al mese che permettono ai protagonisti, grazie al lavoro a progetto di uno dei tre, di raggiungere l’agognata cifra di mille euro per realizzare il proprio sogno; c’è il forzista, aria vagamante pariolina, che si concentra sulle liaison sentimentali dei protagonisti con intreccio di amanti, avvocati gay e gag semi-erotiche; c’è lo sceneggiatore di Leu, sguardo serioso e voce commossa, che racconta di ragazze madri e periferie per concludere con il leghista doc che si concentra sull’italianità dei protagonisti, che si vedono scalzati da tre marocchini, rispediti in Marocco salvo poi scoprire che sono Senegalesi e che in Marocco non sanno che ca… fare.
Dall’eskimo al cachemire
Morire democristiani è un film ironico, arguto, a tratti dissacrante, che tratteggia la parabola della maturità quando i sogni di rivoluzione, la durezza di un tempo e l’impeto anticapitalista giovanile lasciano il posto al sogno borghese che se ne infischia dell’etica e dell’intransigenza militante. «Dobbiamo fare cose pulite con soldi sporchi o cose sporche con soldi puliti?» è uno dei passaggi chiave del film, che in un giorno ha incassato quasi 16mila euro e registrato 2.308 presenze. Nessun intento ideologico, nessuno spot per la rinascita dell’Udc, niente endorsement al sempreverde Casini, reduce dall’interpretazione teatrale di Tayllerand, campione di salti di quaglia e trasformismi. Si muore tutti democristiani è lo specchio di una inevitabile metamorfosi antropologica, sulle note di Una vita in vacanza degli Stato sociale. Dalla kefiah al cappotto di cammello, dal passamontagna alla sciarpa misto caschemire. Nel dilemma di Stefano, Enrico e Fabrizio c’è la narrazione di una generazione alle prese con i propri limiti e le sirene del compromesso. Dietro la finzione si respira un vero e proprio romanzo di formazione. Ma è solo un film…