Naja, fine dell’incubo: un giovane su due attratto dalla vita militare

31 Mag 2018 17:00 - di Redazione

Naja, fine dell’incubo. Un tempo la leva obbligatoria era l’incubo di intere generazioni, oggi invece la metà dei ragazzi si dice disposta a intraprendere una carriera militare. È quanto emerge dal primo rapporto dell’Osservatorio sulle professioni in divisa, frutto del lavoro congiunto di Skuola.net e Nissolino Corsi. Quasi la metà (46%) degli oltre 24mila giovani intervistati (di scuole medie, superiori e università) si dice infatti disposta a intraprendere la carriera militare: per il 28% è un’idea abbastanza forte, per il 18% è addirittura fortissima. E per circa un terzo di loro – il 31%, che nel caso dei maschi sale al 44% – rappresenta la prima scelta. Ma ciò che balza subito agli occhi è che il 22% dei potenziali militari lo farebbe perché ci crede (un dato che, tra le ragazze, raggiunge il 27%). E un altro 15% per far parte di una realtà importante e autorevole. Altrettanti (15%) per il tipo di lavoro svolto, al servizio degli altri. Stabilità e possibilità di carriera? Non sembrano delle priorità: solamente il 10% lo farebbe per avere un lavoro garantito, il 7% per ambizione, appena il 3% per la retribuzione sicura. Le forze armate che stuzzicano di più i sogni dei ragazzi? Sul podio troviamo tre divise classiche: in vetta c’è senza dubbio quella dell’Esercito (18%), seguita da quelle della Guardia di Finanza (14%) e dei Carabinieri (14%). Il livello di apprezzamento delle altre? La Polizia di Stato è un gradino sotto (11%), leggermente più giù ci sono Aeronautica (10%) e Marina (9%). Ma 1 su 10, pur di entrare, si accontenterebbe di qualsiasi corpo. Anche se, su questo aspetto, la geografia a volte mischia le carte: nelle regioni del Centro, ad esempio, la carriera con più appeal (specie tra i maschi) è quella in Guardia di Finanza (la vorrebbe seguire 1 su 4).

La provenienza incide anche sul livello gerarchico in cui gli studenti vorrebbero approcciarsi ai corpi militari e di polizia. A livello nazionale il campione si divide in parti uguali: il 35% mira a diventare subito Ufficiale (tramite l’accademia o un concorso da dirigente), il 33% si accontenta dei gradi iniziali (VFP o Agente), il 32% partirebbe da Sottufficiale (Maresciallo o Ispettore). Ma al Sud gli aspiranti Ufficiali salgono al 40%. Mentre al Centro la strada più battuta è quella da Sottufficiale (si attesta al 43%). I ragazzi del Nord? Volano basso è preferiscono iniziare dal principio (il 38% mette nel mirino il concorso da VFP o Agente). Situazione omogenea in tutta Italia per quanto riguarda, invece, il momento più adatto in cui tentare il concorso militare. La maggior parte (33%) cercherebbe di bruciare le tappe provando già dopo il diploma; il 27%, al contrario, rimanderebbe il progetto alla fine del percorso universitario, dopo la laurea specialistica. Posizione intermedia per gli altri: il 19% attenderebbe almeno fino alla laurea triennale, il 21% ci penserebbe mentre studia all’università. E se non dovessero passare al primo colpo? Il 12% si fermerebbe subito; il 47%, prima di abbandonare le speranze, proverebbe altre 2-3 volte; il 16% ci proverebbe anche 4-5 volte. Ma il 26% (il 33% al Sud) andrebbe avanti a oltranza finché non ha successo. Imprescindibile, in ogni caso, la preparazione: il 72% inizierebbe con largo anticipo in vista delle prove concorsuali.

Ma l’indagine ha voluto ascoltare il parere pure di chi per le procedure di selezione ci è già passato. Sono circa 1000 ragazzi. La metà dei quali – il 55% – le ha superate al primo tentativo. La differenza, molto spesso, l’ha fatta proprio il tipo di preparazione: chi, ad esempio, si è affidato a un corso specializzato 8 volte su 10 è entrato subito. Tuttavia solo il 36% dei concorsisti si è preparato con questa modalità: il 14% concentrandosi sulle lezioni del corso, il 22% unendovi lo studio individuale (su manuali e banche dati dei quiz). Il 26%, invece, ha studiato esclusivamente sui libri. Il 38%, la maggioranza, solo sul database ufficiale dei test. E i genitori, come reagirebbero se il figlio gli comunicasse di voler intraprendere la carriera militare (o nelle forze di polizia)? Perché alla ricerca hanno partecipato anche 3mila tra mamme e papà. La maggioranza – il 53% – lo appoggerebbe a occhi chiusi. Il 20% approverebbe solo se la scelta ricadesse su una carriera a basso rischio. Le ragioni del sì? Pure i genitori si dimostrano legati più ai valori di cui sono portatrici le forze armate (38%) rispetto alla stabilità lavorativa (14%) e alla retribuzione (13%). Ancor prima di queste viene anche il tipo di attività svolta (16%).

Commenti

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  • Roberto Bello 31 Maggio 2018

    Era un’incubo, prima di partire, certo.
    Ma poi, non ricordo uno che se ne lamentasse, anzi, alla fine, ne parlava, alla peggio, come di una ceicatrice, ma una cicatrice di cui essere fieri.
    ah si! qualcuno ne parlava come di un tempo perso: qualcuno che era scappato preferendo il servizio civile; perchè, al di là delle razionalizzazioni “ideologiche”, chi non lo faceva era perchè, come tutti, ne aveva un po’ paura. e chi scappa non può essere fiero del suo scappare.