Le Primavere arabe sono costate la vita a 500 giornalisti e 5000 sanitari
Le Comunità del Mondo arabo in Italia (Co-mai) e l’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza a tutti i giornalisti italiani e nel mondo in occasione della Giornata mondiale delle libertà di stampa. “Il lavoro della professione giornalistica è indispensabile per la divulgazione di una corretta e sana informazione”, dichiara Foad Aodi, fondatore di Amsi e delle Co-mai aggiungendo che ”secondo nostre fonti mediche e giornalistiche verificate in Siria, Libia, Tunisia, Yemen, Bahrein ed Egitto, da quando è scoppiata la “primavera araba”, ci sono stati più di 500 giornalisti uccisi, insieme ai 5.000 tra medici, infermieri, dentisti, psicologi e fisioterapisti”. “E’ importante quindi tutelare, nelle zone di crisi, sia l’informazione quanto la sanità, entrambe indispensabili per aiutare le popolazioni locali, le quali sono le vere vittime di queste terribili guerre in particolare le donne e i bambini”, continua Aodi. ”Sempre secondo le nostre fonti, moltissimi medici sono stati costretti a fuggire all’estero a seguito della distruzione di vari ospedali e sedi di ong che sono più di 3.000, la cui maggioranza in Siria, in Libia e nello Yemen mentre altri sono stati fatti prigionieri dall’Isis per curare solo i loro feriti per essere poi torturati. Senza dimenticarci anche dei ben 165 giornalisti uccisi in Iraq dal 1992 ad oggi”. “Dobbiamo essere uniti per contrastare questa piaga sino in fondo e tutelare il diritto d’informare e di curare, per costruire un mondo migliore tramite una buona informazione, combattendo fake news ed informazione strumentale”, conclude Aodi che è anche presidente del Movimento internazionale Uniti per Unire, che con il suo dipartimento Informazione oltre confini ha curato questa ricerca negli ultimi mesi insieme ad Amsi, Co-mai e con rappresentati e fonti locali in Medio Oriente.
Li vedo bene in un solo modo.