Lavoro femminile, Italia fanalino di coda in Ue. Peggio di noi Macedonia e Turchia
Italia il tasso di attività femminile è pari al 55,9%, tra i più bassi in Europa. Eppure, secondo stime della Banca d’Italia, un aumento del tasso di partecipazione femminile al 60% comporterebbe, quasi meccanicamente, un aumento del Pil fino al 7%. È quanto emerge da una ricerca condotta da Ilaria Sangalli, economista della direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo, che verrà presentata in occasione del primo incontro con le imprese finaliste del premio Women Value Company, che si terrà nella filiale new concept Intesa Sanpaolo a Milano. Lo studio mette in luce l’importanza di porre le donne al centro delle strategie di crescita dell’imprenditoria italiana, anche considerato l’enorme potenziale ancora inespresso: su un totale di donne tra i 15 e i 64 anni il tasso di attività femminile in Italia nel 2017 si attesta al 55,9% (solo la Macedonia con il 51,7% e la Turchia con il 37,5% fanno peggio di noi). Tuttavia si notano continui miglioramenti, con una crescita di 4,8 punti percentuali rispetto al 2010, con il tasso di attività femminile che raggiunge l’80,8% per le donne con livelli educativi più elevati.
Lavoro femminile, l’Italia fanalino di coda in Ue
Crescono anche le imprese femminili: secondo i dati Unioncamere, nel 2017 le imprese femminili sono oltre 1.331.000, 10.000 in più rispetto all’anno precedente, quasi 30.000 in più rispetto al 2014, con un aumento costante che porta al 21,86% la quota sul totale delle imprese. In particolare è da sottolineare come siano in crescita le imprese più strutturate: le società di capitali condotte da donne, infatti, sono aumentate di quasi il 17% nel 2017, arrivando a rappresentare oltre il 21% delle imprese femminili (circa 284mila). Spicca poi il contributo giovanile: sono oltre 170mila le imprese guidate da under 35, che pesano mediamente il 12,78% sul totale delle imprese femminili e il 28,7% sul totale delle imprese giovanili, a sottolineare il forte interesse delle nuove generazioni di donne verso la valorizzazione del proprio lavoro. La crescita più consistente delle imprese femminili si concentra in quattro regioni: Sicilia, Lazio, Campania e Lombardia (+8mila attività nel 2017 in questi territori, rispetto al 2016). Per quanto riguarda i settori di attività, se quasi la metà del saldo complessivo si deve all’aumento delle imprese femminili attive nel settore turistico e in quello delle altre attività dei servizi (es. servizi alla persona), in termini percentuali si riscontra il maggiore aumento rispetto al 2016 nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (+3,8%).