Izzo: Rossella uccisa durante un rito satanico. Il procuratore: ci sono riscontri

29 Mag 2018 14:30 - di Redazione

Si intreccerebbe con il mistero del mostro di Firenze il giallo di Rossella Corazzin, la 17enne di San Vito al Tagliamento (Pn) scomparsa il 21 agosto del 1975 a Tai di Cadore, che, secondo alcune rivelazioni di Angelo Izzo, sarebbe stata sequestrata in Veneto, e seviziata e uccisa a settembre sul Trasimeno, in Umbria. A quanto riferiscono i quotidiani locali veneti, infatti, Izzo, interrogato nel 2016 a Belluno dal procuratore di allora, Francesco Saverio Pavone, avrebbe riferito al magistrato di aver sequestrato la ragazzina insieme a Gianni Guido e Andrea Ghira, i due giovani della Roma bene con cui mise a segno il massacro del Circeo, e con Francesco Narducci, il medico legato ai misteri del Mostro di Firenze morto misteriosamente nel 1985, che all’epoca aveva casa a Cortina poco distante da quella di Guido. “Facemmo la stessa cosa del Circeo”, avrebbe detto Izzo al pm, raccontando del rapimento della povera 17enne, avvicinata dal branco a bordo di una Land Rover verde con tettuccio bianco, sequestrata e portata nella villa di Narducci sul lago Trasimeno, dove sarebbe stato inscenato un vero e proprio rito satanico, con la ragazza, scelta perché vergine, vestita di bianco e legata a un tavolo. Quindi seviziata e violentata da dieci persone incappucciate, tra le quali Narducci e Izzo, che, però, a suo dire, non avrebbe poi partecipato direttamente all’omicidio. “Capisco – ammette il procuratore di Belluno Paolo Luca al Gazzettino – che la storia potrebbe sembrare non credibile, talmente è correlata da elementi che possono sembrare di fantasia tratti dalle sceneggiatura di un b-movie, ma i riscontri ci sono”.

L’episodio precede di un mese il massacro del Circeo, avvenuto la notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, quando Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido picchiarono, violentarono e annegarono una studentessa di 19 anni, Rosaria Lopez, e ridussero in fin di vita una sua amica di appena 17 anni, Donatella Colasanti, che riuscì a salvarsi solo facendosi credere morta. Trent’anni dopo, nel 2005, Izzo si rese responsabile di altri due omicidi: quello di Maria Carmela Limucciano e Valentina Maiorano, rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, esponente della Sacra Corona Unita. Izzo, divenuto amico del boss in carcere a Palermo, si era conquistato la fiducia delle due donne, e, non appena ottenuto dai giudici il permesso di uscire dal carcere, le uccise e le seppellì in una villetta a Ferrazzano (Campobasso).

 

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