Indonesia: anziché i cartoon i genitori facevano vedere ai figli video dell’Isis
Facevano vedere ai bambini video dell’Isis. Le tre famiglie indonesiane che hanno partecipato all’ondata di attentati suicidi a Surabaya facevano parte di uno stesso gruppo che si incontrava ogni settimana per studiare l’Islam e mostrare video jihadisti ai bambini. Lo hanno reso noto gli investigatori di East Java che stanno indagando sulla cellula che ha radicalizzato i bambini, che non frequentavano la scuola ma venivano istruiti a casa. “Appartenevano allo stesso network perché si incontravano regolarmente ogni domenica”, ha dichiarato il capo ispettore Machfud Arifin, spiegando che i video che venivano mostrati i ragazzi contenevano immagini dello Stato Islamico in Siria e Iraq, insieme ad immagini di attacchi dell’Isis in Francia, con lo scopo di esortare a compiere attacchi terroristici in Indonesia. Il gruppo di incontrava nella casa di Dita Oepriarto, che insieme alla moglie Puji, i due figli, di 16 e 18 anni, e le due figlie, di 9 e 12 anni, si sono fatti esplodere in tre diverse chiese domenica scorsa. “I genitori avevano indottrinato i bambini, così quando la mamma ha detto loro di indossare la cintura esplosiva lo hanno fatto”, ha aggiunto il poliziotto. Domenica sera poi si sono avute delle esplosioni in un appartamento di Sidoarjo, a pochi chilometri da Surabaya, nell’appartamento di una seconda famiglia. La polizia ritiene che gli ordigni siano esplosi prematuramente. Lunedì mattina poi, una famiglia di cinque persone, a bordo di due moto si sono fatte esplodere di fronte la sede della polizia di Surabaya. Una bambina di otto anni, miracolosamente scampata alle esplosioni, è l’unica sopravvissuta della famiglia. Almeno 26 persone sono rimaste uccise – 13 delle quali appartenenti alle tre famiglie – e decine sono state ferite negli attentati dei giorni scorsi nella città indonesiana. “Non vi era mai stato un simile attacco a Surabaya. I cristiani indonesiani sono disperati e terrorizzati, ma io ho detto ai miei fedeli di non avere paura. È proprio questo quello che vogliono i terroristi, spaventarci”. Così dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) monsignor Robertus Rubiyatmoko, arcivescovo di Semarang, la cui provincia ecclesiastica comprende la diocesi di Surabaya. Il presule ha raccontato la reazione della comunità cristiana locale dopo i drammatici attacchi che hanno colpito tre chiese, una cattolica e due protestanti. Le vittime accertate sono finora 11, di cui tre cattolici. “Purtroppo in Indonesia vediamo sempre più espandersi il raggio di azione dei fondamentalisti – ha denunciato – Isis in special modo ha numerosi sostenitori su tutto il territorio nazionale e in particolare nell’isola di Giava, dove si trovano Surabaya e Semarang. La situazione può anche sembrare calma in alcuni momenti, ma poi all’improvviso si verificano degli attacchi, proprio come successo”.