Il terrorista del treno Amsterdam-Parigi: «Rimpiango di non aver ucciso»

9 Mag 2018 15:04 - di Gigliola Bardi

Ha esitato a uccidere e subito dopo se ne è pentito. È la confessione resa davanti al giudice istruttore da Ayoub El Khazzani, l’attentatore del treno Thalys Amsterdam-Parigi del 21 agosto 2015. Si tratta dell’attentato sventato dal gesto eroico di alcuni passeggeri, raccontato anche nel film di Clint Eastwood Ore 15:17 – Attacco al treno, nel quale recitano i tre cittadini americani che bloccarono il terrorista, interpretando se stessi.

El Khazzani, cittadino marocchino di 25 anni, salito sul treno fermo alla stazione di Bruxelles, aveva con sé un vero arsenale: un Kalachnikov, 270 munizioni, un taglierino, una pistola, una tanica di benzina. All’uscita dal bagno, qualcuno tentò di disarmarlo, lui aprì il fuoco e ferì un passeggero. Due cittadini americani ed un britannico intervennero e riuscirono ad avere la meglio su di lui dopo una lotta in cui uno degli “eroi del Thalys” rimane ferito. Nel corso di un interrogatorio del 23 novembre 2017, il cui contenuto è stato rilanciato da France Inter solo ora, Ayoub El Khazzani ha raccontato di aver ricevuto l’ordine di attaccare il treno da Abdelhamid Abaaoud, coordinatore degli attentati di Parigi.

«Mi ha detto che il bersaglio era il Thalys, dove dovevo attaccare degli americani», ha sostenuto il terrorista, cercando poi di farsi passare come un “attentatore umano”: il jihadista, infatti, ha voluto accreditare la tesi secondo cui avrebbe rifiutato la  proposta della cintura esplosiva perché «contrario a massacrare la gente» e di non essere riuscito a uccidere a sangue freddo nemmeno gli americani. «Mi sono diretto verso gli americani. Ad un certo punto, un americano, uno grande, mi ha fissato, era lontano da me. L’ho visto in faccia e non ho potuto ucciderlo. Personalmente, non ho potuto uccidere. Avevo due armi. Dentro di me, ero distrutto psicologicamente, ma all’ultimo minuto non ho potuto», ha detto l’uomo, anche se le cronache di quei concitati momenti raccontano che non sparò perché la sua arma si inceppò, dando così il tempo ai militari statunitensi di disarmarlo. Più credibile, invece, quello che l’uomo aggiunge dopo: «Molto onestamente ho rimpianto di non aver ucciso, dopo aver visto quello che succede in Siria».

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