Il Pd agita lo spauracchio del voto e sceglie la tregua interna. Ma quanto durerà?
La direzione Pd ha sancito l’ennesima tregua, sia pur fragile, tra le componenti interne attorno ai punti toccati dal reggente Maurizio Martina in apertura dei lavori: chiusura verso M5S e centrodestra per ribadire il ruolo di opposizione del Pd, appello all’unità e rischio non più sottaciuto di ritorno alle urne. La relazione di Martina è stata votata all’unanimità. Andrea Orlando, che si era detto favorevole a un dialogo con il M5S, nel suo intervento non ha rinunciato a criticare Renzi: “Una barca con due timoni non va avanti, perché purtroppo se dopo che la delegazione al Quirinale apre io chiudo da un’altra parte si toglie credibilità a quella forza politica”. L’ex premier Renzi è stato invece difeso da Carlo Calenda: “Voglio pubblicamente scusarmi con Maurizio Martina per aver detto che avrei strappato la tessera del Pd, ma voglio anche spiegare il perché di quella affermazione: per me è improponibile l’ipotesi di un governo con Di Maio, non stiamo parlando di padri costituenti e nessuno nel partito ha mai pensato di percorrere quella strada”. Quanto a Renzi, “non ha sbagliato a prendere posizione contro l’ipotesi di dialogo tra Pd e M5s perché è figura di spicco del partito e del Paese”. Gianni Cuperlo ha detto che il Pd per riformare il suo progetto politico ha bisogno di un congresso e ha espresso il suo appoggio a Martina. Molto atteso l’intervento di Dario Franceschini che si è detto favorevole ad un voto unitario per concludere la Direzione: “Penso che da questa Direzione debba uscire un voto unitario per dare fiducia e un mandato pieno a Martina per gestire la crisi e le prossime consultazioni”. Ma la sua critica all’operato di Renzi è stata totale: l’ex premier doveva confrontarsi con il partito prima di bocciare in tv l’ipotesi di un dialogo con i Cinquestelle: “Chi ha ‘semivinto’ non è riuscito a fare un governo. E allora abbiamo provato a percorrere la strada di un confronto con i 5Stelle. Non un governo, ma un confronto”, ha sottolineato Franceschini. “Abbiamo impostato la prima fase dando la responsabilità a chi è arrivato primo e secondo alle elezioni. Visto il loro fallimento, siamo entrati in una seconda fase. Tenuto conto che non potremmo mai appoggiare un governo della Lega, avevamo iniziato a esplorare la possibilità di avviare un confronto con i 5stelle”. “Su questo il Presidente della Repubblica aveva deciso di attendere questa direzione. Il percorso si è interrotto con la posizione di Renzi e la risposta immediata di Di Maio. Peccato perché avremmo dovuto confrontarci qui, discutere e prendere una decisione”.
che non abbia le palle per reagire alle imposizioni del partecipante alla “Ruota della Fortuna” lo si avverte dalla postura e dalla voce sempre esitante.