Il killer della figlia è già libero, la rabbia del padre: «Lo troverò e…»
«Contavo i giorni per aspettarlo fuori dal carcere. È uscito prima. Ma lo troverò». Bruno Barberini è il papà di Martha, la ragazza milanese morta nel 2011 per un’overdose. Una rabbia, come si legge sul Giornale, indirizzata a Igor De Pretis, punkabbestia romano che la notte tra il 13 e il 14 agosto 2011 bucò il braccio della 20enne milanese uccidendola con una dose di eroina. «L’ho avuto per le mani un’ora e mezza, il giorno dopo che aveva iniettato in vena la droga a mia figlia. Se lo trovo io non lo faccio tornare in carcere» ammette senza paura il papa di quella ragazza. Il giudice lo aveva ritenuto colpevole, ma grazie a una riduzione della pena oggi è libero, dopo soli quattro anni e mezzo di carcere. Il padre vuole riaprire il processo.
Cos’era successo
La ragazza ha trovato la morte a Roma, dove era stata invitata per un rave party: «Durante quella settimana di vacanza ci siamo sentiti, eravamo rimasti d’ accordo che sarebbe tornata a Milano per festeggiare il mio compleanno il 14 agosto, a pranzo», spiega il padre su Il Tempo. Ma la giovane non fa rientro a casa, dove invece arriva la telefonata dei carabinieri. L’uomo è sconvolto dal dolore e decide di recarsi in caserma con la sorella, e spiega: «Io non ce l’ ho fatta, è a lei che hanno mostrato la fotografia di Martha, comunicandole che era all’ obitorio del Verano. Sempre con lei sono partito immediatamente per Roma».
Il rave party e la morte
L’arrivo nella Capitale. Il padre riesce a rintracciare tramite Facebook il gruppo con Martha era la sera del rave e addirittura il ragazzo con cui si trovava poco prima di morire. «Ho rintracciato questo Igor e gli ho dato appuntamento nella piazza dove il giorno prima mia figlia era stata caricata in fin di vita su un’ ambulanza che l’ avrebbe portata ormai cadavere all’ ospedale Pertini – prosegue Barberini – L’ho fatto salire in macchina per andare a caccia del pusher che aveva venduto la dose a mia figlia, giurava di sapere chi fosse. Sono entrato nei call center dei marocchini, dei senegalesi, luoghi di spaccio, posti assurdi. Si è preso gioco di me e solo quando l’ho riportato dove l’avevo incontrato, senza niente in mano, i due agenti che mi seguivano lo hanno identificato insieme a tutta la banda. Io gliel’ho consegnato e loro non hanno fatto nemmeno un minuto di indagine, lasciandolo libero di andarsene in Francia dove un anno e mezzo dopo è stato arrestato. Ora l’ultima beffa, con la concessione delle attenuanti generiche».
Incondizionata solidarietà ad un padre che meriterebbe giustizia in uno stato civile invece di questo stato infame complice di disadattati e spacciatori di ogni risma. Spero che riesca a beccare quel bastardo prima o poi…