Ecco quanti voti sposta il Cav: l’analisi dei sondaggisti dopo la riabilitazione

14 Mag 2018 19:01 - di Redazione

Cosa cambia con la riabilitazione di Silvio Berlusconi? Quanti voti può spostare candidandosi personalmente? Come possono cambiare gli equilibri politici dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano? Rispondono i sondaggisti, fornendo numeri e analisi sul peso elettorale e politico del leader di Forza Italia. «Berlusconi dal punto di vista politico vale molto, è capace di infervorare e rassicurare il pubblico di Forza Italia e, con la stessa facilità, può riportare al suo partito molti dei voti che si sono spostati sulla Lega», assicura Renato Mannheimer, sociologo e sondaggista, prima ancora di quantificare il peso elettorale del Cav.

Dal punto di vista dei punti percentuali Mannheimer spiega che «si può azzardare fino al 2/3%. Berlusconi può fare ancor di più la voce grossa adesso, specie di fronte alle difficoltà che Matteo Salvini dovrà affrontare con un governo in coalizione con i 5 Stelle». Concorda con lui il direttore di Noto Sondaggi, Antonio Noto, che fa una distinzione specifica. «Il peso elettorale di Berlusconi è diverso se si parla di politiche o di europee. Crediamo che per le prime – spiega Noto – il Cavaliere possa recuperare un valore aggiunto del 5% rispetto al valore di Forza Italia del 4 marzo. I dati valutano il fatto che il 66% dell’ex elettorato del suo partito, che il 4 marzo ha votato Lega, prenderebbe in seria considerazione di tornare alle proprie preferenze precedenti, se quello di Berlusconi tornasse ad essere un possibile nome per la carica di premier». «È proprio questa possibilità che alza la posta in gioco – chiarisce ancora Noto – perché quell’elettorato ha votato Salvini non tanto per premiare la Lega, quanto più per riconoscersi in un leader. Se invece guardiamo alle elezioni europee, il valore aggiunto potrebbe trasformarsi in 2/3 punti, un valore minore perché la posta in gioco non sarebbe la premiership e si tratterebbe essenzialmente di simpatia personale, non di peso politico».

Resta più cauto Maurizio Pessato, l’amministratore delegato dell’Istituto di ricerca Swg, che sostiene che «l’effetto non sarà dirompente». «È difficile dirlo adesso, tutto è ancora in movimento e con la chiusura dell’accordo si può parlare solo di ipotesi che avrà un peso nel tempo. È vero – spiega Pessato – che non era candidato direttamente il 4 marzo, ma era il capo di Forza Italia, era sulla scena, nei dibattiti e nessuno ha mai pensato che fosse fuori luogo dal punto di vista politico». «L’unica differenza ora è la ricandidabilità – conclude il sondaggista – ma non è credibile, data la sua età, una discesa in campo nel ruolo di presidente del Consiglio. Il suo è un peso specifico a sé stante, che finora ha ostacolato Luigi Di Maio nella creazione di un governo e può farlo ancora, indipendentemente dalle sue condizioni».

Commenti

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  • GIORGIO 14 Maggio 2018

    il cav. deve imparare a fare bene il nonno e lasciare la politica