Consumi, cambia il carrello della spesa: meno pasta e più “gourmet”

17 Mag 2018 16:17 - di Redazione

Valore invariato, composizione diversa: è l’identikit del nuovo carrello della spesa degli italiani. Dopo tre anni di crescita sostenuta dei fatturati e dei volumi di vendita nel largo consumo, i primi quattro mesi dell’anno in corso fanno registrare un più 1 per cento nel giro d’affari e un incremento dello 0,4 nei volumi rispetto allo stesso periodo del 2017. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Nielsen e presentata in occasione della 34esima edizione de Linkontro, appuntamento dedicato alla business community dei consumi a Santa Margherita di Pula, in provincia di Cagliari.

Indagine Nielsen sul carrello della spesa

Ad aprile dell’anno scorso, l’incremento in termini di valore era del 2,2 per cento e dello 0,9 di volume rispetto ai primi quattro mesi del 2016. A giudizio di Nelsen, il rallentamento generale delle vendite si motiva anche con un deciso calo nel carrello della spesa dei prodotti collegati ai primi piatti tradizionali (pasta, riso, condimenti e legumi) al Sud e nelle Isole e ai trend contenuti in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia. I prodotti più richiesti negli ultimi mesi sono i salutistici e i gourmet (prodotti tipici di alta qualità). Nel dettaglio, i cosiddetti prodotti ”ricchi di…” sono cresciuti dell’8 per cento nel 2017 (+5,4 per cento l’anno precedente), i free from (i “Senza…”) del 2,3 (idem nel 2016), i prodotti per Intolleranti del 4,4 per cento (+1,1 nel 2016). Nel 2017 sono cresciuti anche i prodotti certificati: 3,6 per cento.

Il cibo generazione per generazione

Continua la crescita delle vendite della Marca del Distributore (Mdd) e dei piccoli brand, mentre i più grandi continuano a perdere terreno, generando così una sempre maggiore frammentazione del largo consumo. Nei millenials (fino a 34 anni) il marchio più recepito è il cruelty free (non derivanti da test su animali), davanti a bio e dop. Per quanto riguarda il carrello della spesa della generazione X (35-49 anni) vince il bio davanti al cruelty free, tra i baby boomers (50-64 anni) gli indici di penetrazione più elevati sono quelli di bio e dop, tra gli ultra 65enni è superiore quello dop mentre il bio e il cruelty free sono inferiori alla media. Alla base dei rallentamenti delle vendite di inizio anno ci sono anche: la ripresa del «fuori casa», la moda dell’e-food channel (l’8 per cento ha acquistato cibo a domicilio almeno una volta al mese) e l’apertura verso nuove culture culinarie.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *