Migranti sì, ma non vicino a me. Rivolta della sinistra contro l’hotspot
Clandestini sì, ma non vicino a me. A Palermo la sinistra si ribella contro l’hotspot al quartiere ghetto Zen. “Il recupero delle periferie, che tutte le borgate di Palermo attendono da tempo, passa da progetti di rigenerazione non da progetti che aggiungono marginalità a marginalità. Lo Zen non ha bisogno di un ghetto dentro un altro ghetto, ma di interventi per rispondere alla domanda di riqualificazione amministrativa, sociale, culturale, ambientale”. Lo dicono il segretario generale Cgil Palermo, Enzo Campo, la segretaria della Camera del Lavoro dello Zen, Alessia Gatto, e la responsabile migranti della Cgil Palermo, Bijou Nzirirane, a proposito della realizzazione di una struttura per migranti allo Zen. “Per ricucire il sistema delle periferie con il resto della città e contrastare l’esclusione sociale – spiegano -, bisognerebbe aprire allo Zen sedi di uffici amministrativi, distaccare scuole, dipartimenti universitari, spazi per musei. I finanziamenti che servono sono quelli attesi per il piano periferie, per portare avanti il percorso virtuoso che vede da anni impegnate sul territorio le associazioni che lavorano per la rinascita dello Zen. Da sempre la Cgil è stata contraria al sistema degli hotspot e ha sempre sostenuto un sistema di accoglienza diffuso in linea con i principi della Carta di Palermo” concludono. D’accordo tutti i paladini del progressismo siciliano: “La realizzazione di una struttura come l’hotspot per migranti, che il Governo nazionale vorrebbe costruire a Palermo, in un’area peraltro vincolata, ci preoccupa e vedrà la nostra più decisa opposizione. L’hotspot, al di là dell’apparente neutralità dell’etichetta burocratica, serve solo a riconsegnare a regimi non democratici migliaia di uomini e donne. Una pratica inaccettabile”. A dirlo è il presidente della commissione Antimafia siciliana, Claudio Fava, deputato di Cento Passi all’Assemblea regionale siciliana, per il quale “il Comune di Palermo non può essere lasciato solo nell’opposizione a un simile scempio: serve anche la voce autorevole e forte della Regione”. Per Fava, che sulla vicenda ha presentato un’interrogazione urgente al Governo regionale, l’ipotesi dell’hotspot rappresenterebbe anche “uno schiaffo a una zona della città, quella dello Zen, che avrebbe bisogno di interventi per favorire il processo di crescita collettiva e civile in atto e non certo di strutture che potrebbero aumentarne la marginalizzazione”. Anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha chiesto al presidente del Consiglio comunale Salvatore Orlando di prevedere “quanto prima” la discussione sul parere richiesto dalla Regione per la realizzazione in città di un hotspot per migranti. Il primo cittadino ha assicurato che sarà presente al dibattito di Sala delle Lapidi “per ribadire la contrarietà dell’amministrazione a questo progetto”. Alla sinistra si aggiungono i grillini: “La tutela dei diritti umani per noi viene prima di tutto. Per questo non crediamo che l’hotspot che vogliono costruire a Palermo, struttura chiusa, caratterizzata da un forte controllo di polizia e con un divieto assoluto di ingresso, sia lo strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti. Palermo non ha bisogno di luoghi in cui vengono violati i diritti fondamentali e che offrono poche garanzie a chi vi è ospitato”. Lo dice Ugo Forello, capogruppo del M5S al Comune di Palermo, dopo le riunioni delle commissioni consiliari di questa mattina sulla realizzazione di un hotspot a Palermo. “Oltretutto l’area individuata, vicino lo Zen 2 – aggiunge il pentastellato -, è sottoposta a vincolo perché sorge su verde storico, in una zona prossima a quanat e necropoli. Si parla di più di 7 milioni per due anni per la sola realizzazione dell’opera, una cifra enorme per qualcosa, sulla carta, di temporaneo che rischia di creare una periferia nella periferia, marginalizzando ancora di più chi vive lontano dal centro di Palermo”.
Qualche farabutto vuole replicare Macerata anche a Palermo! Già ci indignano i tanti giovani che chiedono elemosina davanti al panificio, al bar addirittura la farmacia! Uomini invisibili scaricati sui marciapiedi senza dignità per favorire loschi affari e spaccio di droga e prostituzione.