C’è anche un po’ di Italia nella sonda decollata alla scoperta di Marte

5 Mag 2018 17:08 - di Redazione

Pronta a partire la missione InSight della Nasa che andrà a studiare il cuore di Marte. Il lancio di Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport è previsto in queste ore dalla base di Vandenberg Air Force, in California, e l’obiettivo è scrutare l’interno del pianeta rosso per cercare indizi della formazione dei pianeti del Sistema Solare. Il viaggio della navicella durerà sei mesi, l’atterraggio del lander su Marte è previsto per il 26 novembre prossimo, nella linea dell’equatore del pianeta. La sonda lavorerà circa due anni per scoprire cosa si nasconde sotto la superficie di Marte. Nei suoi 728 giorni di attività, la sonda cercherà nella struttura del pianeta nuove risposte sulla formazione di Mercurio, Venere, della nostra Terra e della Luna. “Cinque ore dopo il lancio – spiega l’Agenzia Spaziale Europea – la stazione di terra dell’Esa a New Norcia, nell’Australia occidentale, catturerà il segnale da InSight. Manterrà i contatti come “hot backup” contemporaneamente alla stazione di terra Deep Space Network della Nasa a Canberra, nella parte orientale del continente”. A guidare la sonda della missione InSight della Nasa verso Marte sarà il sensore stellare italiano prodotto da Leonardo a Campi Bisenzio (Firenze). Il sensore d’assetto di Leonardo calcola, infatti, in ogni istante – dieci volte in un secondo – l’orientamento della sonda. “Osservando con il proprio telescopio integrato la volta celeste e confrontandola con la mappa di circa 3.000 stelle memorizzata al proprio interno, questa bussola stellare riesce a dare al computer di bordo della sonda le informazioni necessarie per tenerla sulla rotta prestabilita” spiega il colosso aerospaziale italiano. Il lander InSight, spiega la Nasa, sarà equipaggiato con due strumenti scientifici che realizzeranno il primo ‘check-up’ su Marte andando indietro di circa 4,5 miliardi di anni, misurandone il polso o l’attività interna, la sua temperatura e i suoi riflessi, il modo cioè in cui il pianeta oscilla quando viene tirato dal Sole e dalle sue lune”. Gli scienziati saranno in grado di interpretare questi dati “per comprendere la storia del pianeta, la sua struttura interna e l’attività, e le forze che hanno modellato la formazione di un pianeta roccioso nel sistema solare interno”. “Per quanto entusiasmante sarà la giornata di lancio, è solo un primo passo in un viaggio che dovrebbe dirci non solo perché Marte si è formato come ha fatto, ma come i pianeti prendono forma in generale” commenta Bruce Banerdt, principal investigator di InSight al JPL.

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