In Svizzera aumenta l’ostilità della popolazione verso gli immigrati
Nel 2017 si sono registrati in Svizzera 301 casi accertati dalla Rete di consulenza per le vittime del razzismo, contro i 199 del 2016. Oltre un terzo riguardano forme di xenofobia in generale. Seguono gli episodi di discriminazione nei confronti dei neri e quelli di ostilità anti musulmana. È quanto emerge dal Rapporto 2017 redatto dalla Commissione federale contro il razzismo. Le maggiori forme di intolleranza sono state la xenofobia (112 casi segnalati, il 37% del totale), seppure sia in calo di 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente, così come il razzismo nei confronti dei neri (95; 32%; -3 punti). In aumento invece l’ostilità anti musulmana (54; 18%; +2 punti). Come già negli scorsi anni, anche nel 2017 le persone di origine africana sono state quelle più prese di mira (98), si legge nel rapporto. In seconda posizione vi sono gli individui di origine europea (88), tra cui quelli provenienti da Paesi dell’Unione europea, dai Balcani e dalla Turchia. Tra di loro figurano però anche numerosi cittadini svizzeri (60) percepiti come stranieri e discriminati a causa del loro aspetto. Vi è stato poi un aumento di cittadini eritrei vittime di discriminazioni razziali che si sono rivolti a un consultorio (24). Di norma, i consultori della Rete di consulenza vengono interpellati più spesso da persone in possesso di un passaporto svizzero o con uno status di soggiorno consolidato rispetto a richiedenti asilo, ammessi provvisoriamente o sans-papiers. Gli ambiti in cui è avvenuto il maggior numero di discriminazioni sono il posto di lavoro (43; 14%), seppur in diminuzione di 3 punti percentuali rispetto al 2016, e la scuola o una struttura di custodia collettiva diurna (42; 14%), in aumento di 3 punti percentuali. Molti episodi si sono registrati però anche negli spazi pubblici (38; 13%), in calo di 4 punti, nell’amministrazione statale (23; 7%), in discesa di 1 punto, e nella polizia (25; 8%; -2). La maggior forma di esclusione censita è stata la disparità di trattamento (107; 36%), in crescita di 7 punti percentuali, seguita dalle umiliazioni (62; 21%), in rialzo di 1 punto. Molte vittime hanno subito ingiurie (93; 31%), in calo di 12 punti, o calunnie e denunce mendaci (38; 13%), in salita di 3 punti. Per quanto riguarda la violenza, gli attacchi all’integrità fisica la fanno ancora da padroni con 19 casi (6%), ma sono in calo (-2 punti) rispetto al 2016. Nella maggioranza delle situazioni (192) sono state le stesse vittime a rivolgersi a uno dei 27 consultori attivi a livello nazionale, tra cui il Centro Ascolto Razzismo e Discriminazione (Cardis) di Viganello, soprattutto per telefono (159). I servizi forniti sono stati perlopiù consulenza psicosociale (138), informazione (127) e consulenza legale (121). Le vittime di discriminazione razziale che si sono rivolte a uno dei consultori della Rete nel 2017 appartenevano soprattutto alla fascia di età dai 26 a 65 anni, mentre non si è registrata una gran differenza tra il numero di uomini (126) e donne (119).
Normale conseguenza di un’immigrazione “imposta” ai cittadini. L’insofferenza e la violenza, seppur non auspicabili, è il campanello d’allarme di una convivenza impossibile, tanto più se non voluta dalla stragrande maggioranza della popolazione e se comporta costi sociali ed economici intollerabili e insostenibili.