L’ambasciatore serbo: salvare i grandi monasteri ortodossi in Kosovo
“Nel 2004 in Kosovo abbiamo assistito a fatti molto gravi. I monasteri Cristiano-Ortodossi del XII e XIII Secolo sono stati bruciati, distrutti, vandalizzati, i cimiteri profanati. Abbiamo assistito a delle scene che pensavamo non potessero appartenere alla cultura europea. Ferite che sono ancora aperte”. Lo ha detto l’ambasciatore della Repubblica Serba in Italia, Goran Aleksic, oggi a Cagliari, a proposito della tutela dei monasteri ortodossi e dei beni culturali della Serbia in Kosovo. “Quei monasteri per la cultura serba, per la storia serba e per la Chiesa Ortodossa, e per tutti i cristiano europei sono di valore inestimabile. Sono stati inseriti nella lista dell’Unesco – dice l’Ambasciatore Aleksic – per la protezione dei beni come patrimonio dell’umanità. Noi già dal 2015 eravamo contrari all’ingresso della regione del Kosovo nell’Unesco perché abbiamo visto cos’è successo nel 2004, quando sono stati distrutti e profanati”. “Il popolo serbo è determinato a preservare le nostre chiese, i nostri monasteri, i nostri cimiteri che sono in Kosovo da oltre 500 anni. Vogliamo fare tutto il possibile sul piano diplomatico – prosegue l’Ambasciatore – per avere garanzia e protezione di un’eredità culturale che per noi, e per tutta l’Europa, è molto importante”. L’Italia può giocare, “e già lo fa, un ruolo molto importante. L’Esercito italiano, i soldati e gli ufficiali italiani, hanno salvato il monastero di Studenica, del XIII secolo, difendendolo dalla distruzione. Il ruolo dell’Italia in questa fase è di grande importanza: ci sono delle istituzioni italiane che vogliono venire in Serbia per restaurare gli affreschi che sono stati danneggiati e bruciati. Noi – prosegue Aleksic – siamo felici di sapere che ci sono degli scienziati italiani che vogliono aiutarci e faremo il possibile per favorire tutti coloro che vogliono contribuire a salvare il nostro patrimonio culturale, storico e della Chiesa ortodossa” .
“Abbiamo assistito a delle scene che pensavamo non potessero appartenere alla cultura europea…” le parole dell’ambasciatore. E’ giusto e amaro quel che dice. Però prima doveva dire quanta barbaria, quanti e quali crimini hanno compiuto i suoi connazionali nei confronti della popolazione albanese del Kosovo. Avesse il coraggio il sig. ambasciatore a parlare della “cultura serba” durante il conflitto in Bosnia prima e in Kosovo dopo, cultura dell’ omicidio, tortura, violenza sessuale.