Il Pd non sa più che pesci prendere. E Martina annuncia un anno di purgatorio
Si sono temporaneamente messi nelle mani di Maurizio Martina. Che parla come un pugile suonato dopo un incontro catastrofico. I vertici del Pd vogliono far intendere che la stagione di Renzi, appena conclusa, appartenga a un lontano passato. Non sono più baldanzosi come Mister 80 euro. La spavalderia l’hanno arrotolata e messa in soffitta. Almeno per ora. Devono innanzitutto far dimenticare la Boschi, le banche, la Fedeli e chi più ne ha più ne metta. Devono far dimenticare i sorrisetti di Renzi e le sue performance da illusionista. Non è facile. Anzi, è una mission (quasi) impossible. «So che siamo in un momento difficile», ammette Martina, intervenendo a “Circo Massimo” su Radio Capital. «Ma io non credo che il Pd sia destinato all’estinzione. Credo in un lavoro che possa rilanciarci, perché il Pd abbia ancora una funzione fondamentale per il Paese. Spetterà a noi giocarci bene questa responsabilità. Io credo nella ripartenza». Subito dopo questa fase, «dovremo concentrarci su un lavoro di almeno un anno che ci consenta di rimettere a fuoco i fondamentali del nostro progetto e ripartire». Un anno, quindi. Un anno di inferno o di purgatorio, dipende tutto da cosa succederà. La speranza è l’ultima a morire. Attualmente i numeri sono un’angoscia e perciò lui non auspica «un ritorno alle urne a breve termine.