I costituzionalisti: il contratto del M5S non ha alcun valore
I dubbi, sollevati ieri in assemblea della senatrice 5 Stelle Paola Nugnes, sulla costituzionalità della clausola contenuta nell’accordo di governo che il M5S ha proposto al Pd nella parte riguardante la ‘non belligeranza’ tra i gruppi delle due forze politiche (le quali si impegnano a sottoscrivere un “accordo di leale collaborazione” e ad assicurare “la convergenza delle posizioni assunte dai gruppi parlamentari”), appaiono “infondati”, perché il contratto ha un valore soltanto politico: e proprio per questo la clausola sulla cooperazione non può determinare un obbligo per i gruppi. Lo dicono diversi costituzionalisti e politologi interpellati dall’Adnkronos.
Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, osserva: “Quella clausola non è incostituzionale per un motivo semplicissimo: il contratto ha un’importanza politica. Una parte che contravvenisse a questo contratto sarebbe sottoponibile solo a sanzioni politiche e non giuridiche. La critica che viene fatta presuppone invece il contrario, ovvero che abbia un valore giuridico. È invece una convenzione, che come tutte le convenzioni possono essere violate e le conseguenze, in tal caso, sarebbero solo politiche”, dice Baldassarre.
Anche per Cesare Mirabelli (ex presidente della Consulta, già vicepresidente del Csm) il contratto redatto dal professor Giacinto Della Cananea su richiesta di Luigi Di Maio va inteso come “un accordo politico e una generica dichiarazione di intenti”, ragion per cui “il vincolo è di tipo politico e non può determinare un obbligo per i soggetti che operano negli organi costituzionali”.